Il naso di Cyrano: La poesia di Natale

mercoledì 24 dicembre 2008

La poesia di Natale


Quando le figlie erano piccole e la sera di Natale i parenti venivano a casa mia per il cenone, era uso comune che le due sventurate dovessero recitare davanti a tutti le maledettissime poesie natalizie.
Io le odiavo quelle poesie, un po’ perché generalmente le maestre, chissà perché, scelgono sempre le più sceme e le più difficili, un po’ perché alla fin fine ero io che dovevo fargliele imparare!
Il che significava ripetere le diaboliche tiritere in continuazione nei giorni precedenti le vacanze. Ripetevamo le orrende filastrocche la mattina mentre le figlie si vestivano, per strada, andando a scuola, per strada tornando da scuola, mentre preparavo il pranzo, dopo aver fatto i compiti, mentre preparavo la cena, durante la vestizione dei pigiami e prima di spegnere la luce!!!
Poi arrivava la fatidica sera. Davanti alla tavola imbandita, il pubblico di parenti reclamava la poesia.
La FI si alzava, rendendosi conto dell’importanza del momento e, dimentica delle parolacce che per quindici giorni aveva rivolto con assoluta imparzialità alla poesia e alla maestra, recitava, proprio bene, bisogna riconoscerlo, gli immortali versi di qualche poetastro ormai caduto nel dimenticatoio. Ovviamente alla fine riceveva applausi e complimenti dal pubblico soddisfatto.
Poi toccava alla FG. La FG da piccola Odiava recitare. Era la disperazione delle maestre, nei saggi di fine anno, quando saliva sul palco con un muso lungo un chilometro e a stento biascicava Una battuta, una sola che per lei era pure troppo.
La sera di Natale non faceva storie però. La FG è un tipo sensibile e mi vuole molto bene. Probabilmente il suo amore per me la rendeva pietosa nei confronti di una povera madre che aveva passato quindici giorni in compagnia continua di versi idioti e un’ intera giornata a tentare di mettere insieme una cena decente, impresa titanica per una che era soprannominata Lucrezia Borgia.
La FG si alzava dalla sua sedia, rigorosamente fornita di cuscino poiché le sue dimensioni bonsai non le permettevano di arrivare al piatto senza un supporto aggiuntivo, si avvicinava alla nonna e le recitava la poesia all’ orecchio, rigorosamente sottovoce! Quindi ripeteva l’operazione con tutti i commensali suscitando l’ilarità generale. Terminata la noiosa incombenza tornava al suo posto, dava la scalata alla sedia, aiutata dal padre orgoglioso e si dedicava, soddisfatta e beata alla sua attività preferita: mangiare in religioso silenzio e con assoluto piacere.

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