Domenica, con la FG, mia immancabile complice di fatti e misfatti artistico-culturali, sono andata a visitare la mostra su Charles Darwin.
Pensavo di trovare qualche difficoltà a capire, perché non sono molto ferrata in conoscenze scientifiche, invece, con una certa sorpresa, ho scoperto che sapevo già parecchie cose che mi hanno permesso di godermi l’esposizione.
E’ una mostra piuttosto grande, ci sono volute ben tre ore per vedere tutto e ben allestita. La cosa che mi è piaciuta di più è stato il modellino del Beagle, il brigantino a bordo del quale Darwin fece il giro del mondo e scoprì tante cose. Poi mi è piaciuta la ricostruzione del volto di Lucy, la nostra prima progenitrice, è stato anche carino scoprire che gli studiosi l’hanno chiamata così perché gli scopritori cantavano una canzone dei mitici Beatles che ha per protagonista una ragazza che, appunto, si chiama Lucy.
Insomma, è stata una bella mattinata, peccato che ci fosse troppa gente e troppa confusione; ad un certo punto mi è venuta la sindrome di Erode: c’erano un mucchio di ragazzini maleducati e mi si sono scatenati gli istinti omicidi, per di più stavo osservando il martello originale con il quale Darwin spezzava le rocce alla ricerca di fossili, se lo avessi avuto in mano io quel martello avrei spezzato qualche testina alla ricerca di un po’ di intelligenza!
Invece mi sono divertita da matti davanti ad un pannello che mostrava la localizzazione di origine dei nostri progenitori: ad un certo punto una signora, scandalizzatissima, ha esclamato:”Ma stanno tutti in Africa! Ma allora significa che noi discendiamo dai negri!?”
“Eh già, cara mia” avrei voluto risponderle ma non l’ho fatto ”come vede apparteniamo tutti ad una razza:quella umana, come ebbe a dire Albert Einstein!”
Poi, poiché si era fatta ora di pranzo e noi della razza umana dobbiamo nutrirci, io e la FG siamo andate al garden roof del Palazzo delle Esposizioni per un delizioso brunch che mi ha fatto dimenticare dei pargoli maleducati e delle tizie razziste e mi ha riconciliato con il mondo intero.
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