Stasera, dopo una settimana infernale, nel senso che non ho avuto un attimo di pausa, persa in mille occupazioni, sono andata a vedere a teatro “La parola ai giurati” con Alessandro Gassman.
E’ uno spettacolo tostissimo, nella doppia accezione che a Roma si dà a questa parola, che significa sia bellissimo sia difficilissimo.
In sintesi: dodici giurati sono riuniti per decidere la condanna a morte di un giovane ispanico, accusato di aver ammazzato suo padre. Siamo negli USA, negli anni Cinquanta. Undici giurati sono convinti della sua colpevolezza, uno ha dei dubbi e li manifesta con determinazione, ponendosi in atteggiamento critico, riesamina le testimonianze e gli indizi, dimostrandone l’ infondatezza, tra lo scetticismo e l’ostilità degli altri che, però, finiscono gradualmente per perdere le loro certezze. Alla fine il “ragionevole dubbio” si fa strada in tutti, nonostante i pregiudizi di molti, pregiudizi “che uccidono la verità” come dice l’ ottavo giurato, colui che i dubbi ce li aveva fin dall’inizio.
“La parola ai giurati” è un dramma che ci obbliga a pensare, a riflettere, ad abbandonare certezze illusorie.
Non è soltanto un’opera contro la pena di morte, vi si percepisce tutta la paura del diverso, la paura dell'ignoto. Discorsi che tante volte senti sull'autobus, al bar, al mercato. Alcuni dei personaggi mascherano la loro paura sotto la convinzione di una malintesa superiorità razziale o economica, reagiscono con arroganza ma si sentono inferiori ( e temono) a quelli che chiamano “gli intellettuali”, quei personaggi, cioè, che riflettendo e ragionando scardinano le loro certezze, minano irreparabilmente la loro sicurezza.
E’ un dramma nel quale gli ignoranti urlano, con forza e con violenza, le loro irrazionali convinzioni mentre gli intellettuali ascoltano, comprendono e, con pacatezza logica, rispondono smantellando ottusità e pregiudizi. E’ un’opera nella quale non prevale chi urla di più, ma chi ascolta e capisce meglio ciò che l'altro sta dicendo. E’ una bella lezione di pensiero e di vita, attualissima ancora oggi, che fa pensare ed incanta per la semplicità della lezione che insegna.
Insomma, uno spettacolo tostissimo.
E’ uno spettacolo tostissimo, nella doppia accezione che a Roma si dà a questa parola, che significa sia bellissimo sia difficilissimo.
In sintesi: dodici giurati sono riuniti per decidere la condanna a morte di un giovane ispanico, accusato di aver ammazzato suo padre. Siamo negli USA, negli anni Cinquanta. Undici giurati sono convinti della sua colpevolezza, uno ha dei dubbi e li manifesta con determinazione, ponendosi in atteggiamento critico, riesamina le testimonianze e gli indizi, dimostrandone l’ infondatezza, tra lo scetticismo e l’ostilità degli altri che, però, finiscono gradualmente per perdere le loro certezze. Alla fine il “ragionevole dubbio” si fa strada in tutti, nonostante i pregiudizi di molti, pregiudizi “che uccidono la verità” come dice l’ ottavo giurato, colui che i dubbi ce li aveva fin dall’inizio.
“La parola ai giurati” è un dramma che ci obbliga a pensare, a riflettere, ad abbandonare certezze illusorie.
Non è soltanto un’opera contro la pena di morte, vi si percepisce tutta la paura del diverso, la paura dell'ignoto. Discorsi che tante volte senti sull'autobus, al bar, al mercato. Alcuni dei personaggi mascherano la loro paura sotto la convinzione di una malintesa superiorità razziale o economica, reagiscono con arroganza ma si sentono inferiori ( e temono) a quelli che chiamano “gli intellettuali”, quei personaggi, cioè, che riflettendo e ragionando scardinano le loro certezze, minano irreparabilmente la loro sicurezza.
E’ un dramma nel quale gli ignoranti urlano, con forza e con violenza, le loro irrazionali convinzioni mentre gli intellettuali ascoltano, comprendono e, con pacatezza logica, rispondono smantellando ottusità e pregiudizi. E’ un’opera nella quale non prevale chi urla di più, ma chi ascolta e capisce meglio ciò che l'altro sta dicendo. E’ una bella lezione di pensiero e di vita, attualissima ancora oggi, che fa pensare ed incanta per la semplicità della lezione che insegna.
Insomma, uno spettacolo tostissimo.
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