Il naso di Cyrano: Le feste barocche

sabato 9 maggio 2009

Le feste barocche

Accidenti come si trattavano bene i Duchi di Savoia!
La mostra sulle feste barocche, ospitata a Palazzo Madama, documenta ampiamente i festeggiamenti che si tenevano in occasione di eventi riguardanti la famiglia regnante nel Sei e Settecento.
Qualche anno fa, ne avevo vista una simile a Roma che, però, riguardava piuttosto cerimonie in occasione di ricorrenze pubbliche, quali la Pasqua e la Quaresima o le incoronazioni papali.
In entrambi i casi quello che colpisce è l’incredibile sfarzo e dispendio messo in opera, il che dà da pensare se si pensa alla miseria di tanta parte della popolazione ma tant’è, allora come ora, l’apparenza era tutto, lo spettacolo distraeva la gente dai problemi reali, dalla fame e dalla disperazione.
Poiché all’epoca la televisione non c’era si ricorreva a feste pubbliche, con grandi messinscene: fuochi pirotecnici, carri allegorici, balli, cortei e processioni, tutto era occasione per mostrare ricchezza e potere (non è poi tanto diverso oggi…).
Persino i funerali di un Papa o di un Duca erano orchestrati come uno spettacolo, un po’ Kitch a dire il vero, con addobbi a forma di scheletri e drappi neri.
La mostra offre una documentazione accurata di cerimonie che dovevano costare un bel po’ visto che le architetture effimere, cioè in legno e gesso che poi venivano rimosse, i costumi, i carri allegorici venivano spesso commissionati ad architetti famosi che, immagino, si saranno fatti pagare bene.
Madama Cristina e sua nuora Giovanna Battista di Nemours furono le committenti di molte delle feste barocche, furono loro a trasportare fuori dal palazzo le cerimonie riguardanti fatti privati, quali nascite, matrimoni,funerali per renderli pubblici nell’esaltazione della dinastia Savoia.
Molte cose erano affascinanti, ad esempio gli antichi strumenti musicali e i costumi ma, guardandoli, non potevo fare a meno di pensare alla gente comune, alla povertà di tanti in confronto allo sfarzo di pochissimi e mi sentivo in colpa perché il piacere che provavo nell’ammirare oggetti belli e raffinati mi sembrava ingiusto e sbagliato.

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