Il naso di Cyrano: Una mamma a Parigi

sabato 3 novembre 2007

Una mamma a Parigi


Oggi scrive la FG.

Una mamma a Parigi.


La mia mamma.

Che ama mangiare schifezze o cose ottime ma mangiate alla zozza.

Alla zozza vuol dire a mano. Non proprio con le dita ma ci siamo quasi.

Menù, con variazioni tematiche nei vari giorni:

Fette di Baguette spalmate con patè di fegato di maiale, Salame piccante made in Spain (anche se siamo a Parigi), Formaggio morbido di capra, Il Camambertone nazionale (versione economica), crema d'anatra al porto, patè di campagna che non si sa bene cosa sia ma di certo è di maiale, molto grasso e molto buono.

Mia mamma prima di venire a Parigi era magra.

In due giorni ho trasformato radicalmente la sua linea ma tanto, tra due giorni, lei torna a Roma.

Il che assicura dieta riparatrice insalatosa.

Conclusione del pranzo/merenda/ cena/ colazione?

tartelette, ovvero pasticceria sopraffina ai seguenti gusti:

pera cioccolato, arancia cioccolato, crema di banana, caffè, cioccolato puro.

Sfiziature night and day: biscotti alla pasta di mandorle o qualsiasi altra cosa.

Il tutto accompagnato da mugolii di autentico piacere.

Annaffiamo occasionalmente con birra.


Poi ci si dedica al bricolage.

Combattimento corpo a corpo di una professoressa piccola ma tosta contro sportelli che cadono e zampe di tavoli che piombano giù nella notte.

Armi: viti, cacciaviti, succhielli e, soprattuto, stecchini e vinavil: l'arma segreta del generale mamma, lei con uno stecchino e il vinavil ripara qualsiasi cosa.

Riempie il buco che non vuole accogliere la legittima vite con battegliero cipiglio, usando l'arma segreta; lanciata un occhiata di sfida alla vite la preme sulla mistura cementante e la avvita con la forza di un panzer tedesco, anche se lei al massimo è un panzerotto (ripieno fornito dalla ditta), sentendosi come il generale Kutuzov contro Napoleone, visto che la porca vite è una vite Francese.

E, come Kutuzov, lei vince sempre.

Cammina tanto e nello shopping è talmente travolgente che ho serie difficoltà a tenere il ritmo: io mi perdo le scale mobile, lei corre, verso il settore sbagliato, con una velocità da topo in fuga; poi, se la ritrovo, la riconduco, alla mia velocità un po' più modesta, verso il settore giusto.

Voglio un teletrasporto.

Persino coi pacchi riesce a scattare verso il negozio successivo.

Stamattina avevo lezione e l'ho lasciata a piede libero per un'ora e mezza. C'è da dire che ero seriamente preoccupata, perché con il francese non se la cava molto bene e offendere un commesso qui è facile.

Quando sono uscita da Sorbonne l'ho trovata allegra e pimpante con due buste per mano, pien degli acquisti che, in novanta minuti era riuscita a fare.

La carta di credito più veloce d'Europa.

Nel pomeriggio l'ho vista affrontare una porta girevole.

Mamma e la porta girevole vuol dire: un essere infagottato in un cappottone blu, carico di pacchetti, e dotato di cappellino cloche blu (pura lana vergine) che in un secondo perde la sua baldanza e, con sguardo intimorito e passo da pinguino, segue la porta girevole col naso appiccicato al vetro davanti per paura di essere inseguito dal vetro posteriore.

Credetemi è uno spettacolo unico, infinitamente grazioso e decisamente comico.

Stasera l'ho portata a Montmarte.

Intimorita che la faccenda si risolvesse in un “Aurora ho freddo, non c'è nulla da visitare”.

Invece le è piaciuto:

ha detto che è un posto carino... perché non sembra Parigi.

S'intuisce che a lei Parigi, cibo a parte, non piace. Dice che è una città arrogante che sbatte in faccia al visitatore la sua grandeure.

Montmartre le è piaciuto proprio perché sembra un paesino con le sue viuzze strette e serpontose.

Ma il pezzo più divertente è stato l'arrivo.

Opportunamente avvertita l'esimia genitrice che avremmo preso un'ascensore, lo abbiamo preso, senonché la suddetta genitrice ha visto, nella sua ottica di essere umano prorompente ma formato mignon, un corridoio con una porta davanti ed una dietro appena oltrepassata, pieno di gente e le due porte che si chiudevano modello trappola e mi ha chiesto piuttosto preoccupata perché ci avevano imprigionato.

Riavutami dalla sorpresa (la mia mascella stava per toccare terra) le ho pazientemente spiegato che quello era l'ascensore, portata 70 persone e che stavamo salendo.

Essendo comunque di fronte a mia madre non le ho dato quelle carezze sulla testa che normalmente uso con i colleghi molto ingenui, l'ho abbracciata mente schiattavo dalle risate.

Essendo noi nel nordeuropa, dove il contatto fisico è un utopia, i presenti si sono girati a guardarci basiti.

Poi il fuoco d'artificio mamma si è autosparato per le vie di Montmartre alla infruttuosa ricerca di un cappellino blu, colore dichiarato fuori moda a Parigi, cioè bollato a fuoco nel mondo dei normali negozi di vestiario.

Ha comprato altre cose ma il cappellino no. Domani seconda parte di: “alla ricerca del cappellino perduto”

2 commenti:

Anna Righeblu ha detto...

Aaaahh (non so bene che suono sia) meno male!!! Quanto ha preso di peso: 200 g? Avrei giurato che si sarebbe divertita e che non vedeva l'ora di stare con la sua FG, ma... qui ci ha fatto vedere i sorci verdi prima della partenza!
Scherzo, sono felice che la Tess si diverta. Ciao :-***

Tess ha detto...

Non so quanto sono ingrassata ma mi metterò subito a dieta, quanto a divertirmi con la FG è praticamente impossibile non farlo, ma sono anche molto molto stanca.
Ciao.
Tess