Epilogo 1
Wolfango non sapeva quanto tempo fosse passato, a lui sembravano secoli.
La porta della biblioteca si aprì e Frau Julia disse:-Entra.-
Wolfango entrò, seguito dalla governante che rimase presso la porta.
Erano tutti là: suo padre e sua madre seduti sul divano, Amedeo in poltrona, il nonno in piedi, di spalle, quasi non volesse vederlo, presso la grande finestra.
Tacevano. Suo padre era accigliato, la mamma aveva un’aria così triste che il ragazzo se ne addolorò, Amedeo guardava per terra imbarazzato.
Giuseppe Rossini si voltò lentamente e ironicamente disse: -Dunque abbiamo un altro “musicista” in famiglia!-
Wolfango tacque, era totalmente svuotato, pensò che soltanto un condannato a morte, poco prima dell’esecuzione, doveva sentirsi come si sentiva lui.
Ludovico intervenne, furioso: -Come hai potuto fare una cosa simile? Non hai pensato che ci avresti ricoperto di vergogna?-
-Un rockettaro nella nostra famiglia è inammissibile!- tuonò il nonno -E quell’ idiota del padre del tuo compagno ha pure osato fare i complimenti a tuo padre per la tua “bravura”! Sei stato proprio bravo, non c’è che dire!-
-Wolfango ma perché ti sei andato a mettere con quei ragazzi?- chiese Clara, con voce triste -Se volevi suonare uno strumento potevi andare al Conservatorio, nessuno sarebbe stato più felice di noi di iscriverti-
-Ma se è sempre stato negato! Ricorda quello che ci hanno sempre detto i suoi insegnanti di musica!- ribatté il padre.
Wolfango continuava ostinatamente a tacere, qualunque cosa avesse detto sarebbe stata inutile. Aspettava la sua condanna, che arrivò puntualmente per bocca del nonno:-C’è solamente una soluzione per ovviare a questo increscioso incidente: tu andrai in collegio, in Svizzera o in Germania, lontano da qui, ti affideremo a insegnanti severi che ti levino questi grilli dalla testa.-
Lui lo sapeva: lo avrebbero mandato via, via dai suoi amici, via dal rock, via da Stella, non riusciva a sopportarlo ma non poteva farci niente.-Io vorrei dire qualcosa…- Come in sogno Wolfango udì la voce di suo fratello irrompere nella sua disperazione.
Wolfango non sapeva quanto tempo fosse passato, a lui sembravano secoli.
La porta della biblioteca si aprì e Frau Julia disse:-Entra.-
Wolfango entrò, seguito dalla governante che rimase presso la porta.
Erano tutti là: suo padre e sua madre seduti sul divano, Amedeo in poltrona, il nonno in piedi, di spalle, quasi non volesse vederlo, presso la grande finestra.
Tacevano. Suo padre era accigliato, la mamma aveva un’aria così triste che il ragazzo se ne addolorò, Amedeo guardava per terra imbarazzato.
Giuseppe Rossini si voltò lentamente e ironicamente disse: -Dunque abbiamo un altro “musicista” in famiglia!-
Wolfango tacque, era totalmente svuotato, pensò che soltanto un condannato a morte, poco prima dell’esecuzione, doveva sentirsi come si sentiva lui.
Ludovico intervenne, furioso: -Come hai potuto fare una cosa simile? Non hai pensato che ci avresti ricoperto di vergogna?-
-Un rockettaro nella nostra famiglia è inammissibile!- tuonò il nonno -E quell’ idiota del padre del tuo compagno ha pure osato fare i complimenti a tuo padre per la tua “bravura”! Sei stato proprio bravo, non c’è che dire!-
-Wolfango ma perché ti sei andato a mettere con quei ragazzi?- chiese Clara, con voce triste -Se volevi suonare uno strumento potevi andare al Conservatorio, nessuno sarebbe stato più felice di noi di iscriverti-
-Ma se è sempre stato negato! Ricorda quello che ci hanno sempre detto i suoi insegnanti di musica!- ribatté il padre.
Wolfango continuava ostinatamente a tacere, qualunque cosa avesse detto sarebbe stata inutile. Aspettava la sua condanna, che arrivò puntualmente per bocca del nonno:-C’è solamente una soluzione per ovviare a questo increscioso incidente: tu andrai in collegio, in Svizzera o in Germania, lontano da qui, ti affideremo a insegnanti severi che ti levino questi grilli dalla testa.-
Lui lo sapeva: lo avrebbero mandato via, via dai suoi amici, via dal rock, via da Stella, non riusciva a sopportarlo ma non poteva farci niente.-Io vorrei dire qualcosa…- Come in sogno Wolfango udì la voce di suo fratello irrompere nella sua disperazione.