venerdì 10 ottobre 2008
Il tradimento
Capitolo 11
Wolfango tornò nel garage ogni volta che i quattro si riunivano.
Sedeva in silenzio e si godeva la musica e la visione di Stella della quale ogni giorno era silenziosamente più cotto.
Finché i quattro suonavano lui era felice.
Quando tornava a casa, però, i sensi di colpa cominciavano un loro rock personale nella sua testa.
Ai ritmi della batteria si sostituivano pensieri che tormentavano il ragazzo: quella musica, che lui amava ogni giorno di più, era “il rumore” tanto odiato da suo nonno e, riteneva, neppure i suoi genitori avrebbero approvato. Inoltre gli pesavano tutte le bugie che doveva raccontare per giustificare i suoi ritardi.
In quella musica Wolfango aveva trovato uno sfogo, quella potenza di suoni, dai lamenti della chitarra fino ai colpi dei piatti, erano ormai un modo per gridare tutto ciò che non poteva dire, tutta la sua delusione, la sua rabbia, il suo tormento.
Era una musica importante che lo impegnava e lo sfiniva, lasciandolo trasognato e felice specialmente da quando Claudio aveva iniziato ad insegnargli i primi rudimenti per diventare un buon batterista, nonostante una certa riluttanza a far toccare ad un profano la sua sacra batteria.
Wolfango aveva scoperto di non essere stonato, anzi, aveva, a detta dei quattro, un certo senso del ritmo e la cosa gli piacque.
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