
Homo e Umanista
Qualche tempo fa mi è capitato di ascoltare un dibattito nel corso del quale si esaltava la ricerca scientifica in confronto agli studi umanistici. Naturalmente io, essendo un’ umanista, non sono affatto d’accordo e ora proverò a dirvi perché.
In sostanza lo scienziato, che qui io definisco Homo scientificus per evidenziarne non la professione ma la natura della sua forma mentis, non comprende le ragioni dell’ Umanista perché ritiene utile studiare la materia e inutile indagare l’animo umano.
Ora, io mi chiedo: ma l’ Uomo non ha sempre studiato la materia per piegarla ai suoi bisogni di uomo? In effetti lo ha sempre fatto, fin dai tempi primitivi, quindi, non si scappa, al centro c’è sempre lui: l’ Uomo.
Poi, come si fa a dire che è inutile investigare lo spirito umano se è proprio attraverso l’analisi filosofica della natura umana che gli uomini sono riusciti ad inventarsi cosette come sistemi politici, economici, sociali, hanno lavorato per costruire la libertà, la democrazia, il wellfare, che non sono pr

oprio inutili.
Terza considerazione: nell’ indagine filosofica l’uomo è oggetto di studio ma può diventare soggetto studiante, per così dire, può cioè indagare e conoscere il mondo che lo circonda, una molecola o una galassia invece no. C’è insomma un interscambio affascinante che è sempre causa di crescita e maturazione.
Ancora: la materia è sicuramente un oggetto di studio intrigante ed estremamente complesso, rappresenta una sfida per l’Homo scientificus che la studia ma mai una molecola o una galassia sarà complicata come l’animo umano che è l’oggetto delle attenzioni dell’ Umanista.
Si potrebbe continuare ma mi fermo qui, vi lascio soltanto un’ultima considerazione, quella che mi piace di più: l’Homo scientificus non comprende perché si debba studiare l’Uomo, non capisce e, talvolta, disprezza l’Umanista, invece l’ Umanista comprende benissimo perché all’Homo scientificus piaccia tanto studiare la Materia, egli sa che l’Uomo è per sua natura curioso di tutto ciò che lo circonda, l’Umanista comprende e ammira, sempre, l’Homo scientificus perché, studiando l’Uomo, egli è diventato tollerante.