Questi due mi fanno impazzire!
Dico davvero, non è possibile mantenere intatte le proprie facoltà mentali di fronte a una catastrofe, figuriamoci davanti a migliaia.
Sì, perché chi conosce questo cartoon sa che finisce sempre catastroficamente per il coyote, anzi comincia, continua e finisce con una serie infinita di disastrosi insuccessi. Tutti prevedibili.
La storia è sempre uguale: Will Coyote vuole catturare e mangiarsi l’odioso pennuto corridore e per farlo inventa macchinose trappole che finiscono sempre con ritorcersi contro di lui, non c’è scampo.
In genere lo spettatore “tifa” per il coyote, contrariamente al solito.
In genere nei cartoni stiamo dalla parte dei più deboli, non ci piacciono i predatori.
Il fatto è che in questo cartoon il debole è proprio il (presunto) predatore.
E’ lui che ha SEMPRE la peggio e non perché Beep Beep sia più intelligente (è soltanto più veloce), è proprio che Will è troooppo imbranato e non ne azzecca una.
Così, quando assistiamo alle sue disgrazie, gli vogliamo bene, quasi ci verrebbe voglia di fargli pat-pat su una spalla per consolarlo e di congratularci con lui per la sua incrollabile tenacia.
mercoledì 28 febbraio 2007
Will Coyote & Beep Beep
domenica 25 febbraio 2007
Bugs Bunny
Il coniglio più in gamba di tutti.
Uno si aspetterebbe di vedere un personaggio timoroso e spaurito, come ogni coniglio che si rispetti, ma Bugs Bunny non è un coniglio, in realtà nel cartoon originale viene definito come HARE, cioè lepre.
Ora, non è che le lepri siano comunque animali forti e coraggiosi, in fin dei conti non fanno che rifugiarsi nelle tane e cercare di sfuggire ai cacciatori.
Anche Bugs è costantemente sotto tiro di cacciatori e predatori vari ma LUI non scappa.
Se ne sta calmo e rilassato, con la tranquillità del giusto che non fa nulla di male. Sembra dire: i cattivi sono gli altri quindi io non ho nulla da temere.
Il fatto è che Lui non ha davvero nulla da temere e non perché gli altri sono cattivi, semplicemente gli altri sono STUPIDI:
In effetti, la nostra lepre, con tipico self-control, molto britannico, e con calma olimpica prepara i trabocchetti più assurdi, incredibili e inverosimili che mai un essere vivente abbia concepito.
E gli altri ci cascano. Sempre. E Bugs, dopo aver espresso una moderatissima attenzione a quanto sta succedendo, attraverso la frase topica: “Che succede, amico?”, se ne può tornare tranquillamente nella sua ben arredata tana a rosicchiare le sue beneamate carote.
Mi piacerebbe tanto essere come lui, non si irrita mai, vince sempre con la serenità imperturbabile di chi ha la ragionevole certezza di aver lottato per una giusta causa e quale causa è più giusta del diritto alla sopravvivenza?
giovedì 22 febbraio 2007
Pantheon & McDonald
Pomeriggio in centro con la FG, che domani ha un esame e aveva bisogno di rilassarsi un po’.
Abbiamo fatto una bella passeggiata con passaggio in una nota libreria del centro, dove ho alleggerito alquanto la mia Visacard che, poveretta, ogni volta che io entro in una libreria, grida “Help me!” ( E’ internazionale e quindi chiede aiuto in inglese ).
Ci siamo prese il caffè al bar Fandango, il che fa tanto chic ed un po’ snob.
Alla fine siamo arrivate a piazza della Rotonda e siamo andate al McDonald.
Ora, lo so che state pensando. State pensando che sono un pessimo esempio, che dico sempre che bisogna mangiare cibi sani e poi vado al fast food, che non è un comportamento da educatrice, che per di più ci porto anche la figlia……
D’ accordo, avete ragione, ma non ci vado tutti i giorni, solo una volta ogni tanto, in più ho bisogno di proteine e anche di grassi, sono troppo magra perché non mangio abbastanza.
Insomma, stasera ho messo da parte i sensi di colpa e ci sono andata.
Solo che i sensi di colpa non li avevo messi ABBASTANZA da parte! Infatti ad un certo punto ho avuto un incubo mostruoso, una visione terrificante, roba da diventare vegetariana all’ istante!
Ora vi racconto. Ero seduta vicino alla vetrata e, mentre mangiavo il panino con l’ hamburger, avevo davanti la meravigliosa vista del Pantheon.
Abbiamo fatto una bella passeggiata con passaggio in una nota libreria del centro, dove ho alleggerito alquanto la mia Visacard che, poveretta, ogni volta che io entro in una libreria, grida “Help me!” ( E’ internazionale e quindi chiede aiuto in inglese ).
Ci siamo prese il caffè al bar Fandango, il che fa tanto chic ed un po’ snob.
Alla fine siamo arrivate a piazza della Rotonda e siamo andate al McDonald.
Ora, lo so che state pensando. State pensando che sono un pessimo esempio, che dico sempre che bisogna mangiare cibi sani e poi vado al fast food, che non è un comportamento da educatrice, che per di più ci porto anche la figlia……
D’ accordo, avete ragione, ma non ci vado tutti i giorni, solo una volta ogni tanto, in più ho bisogno di proteine e anche di grassi, sono troppo magra perché non mangio abbastanza.
Insomma, stasera ho messo da parte i sensi di colpa e ci sono andata.
Solo che i sensi di colpa non li avevo messi ABBASTANZA da parte! Infatti ad un certo punto ho avuto un incubo mostruoso, una visione terrificante, roba da diventare vegetariana all’ istante!
Ora vi racconto. Ero seduta vicino alla vetrata e, mentre mangiavo il panino con l’ hamburger, avevo davanti la meravigliosa vista del Pantheon.
Io adoro questo monumento, è la perfezione architettonica dell’armonia formale. Contemplarlo mi dà una gioia sempre nuova e, infatti, mi stavo beando quando….!
Davanti a me non c’era più il meraviglioso tempio romano ma…un enorme PANINO!!!
La cupola era la parte superiore, l’avancorpo si era trasformato nella fetta di Cedar e il frontone somigliava al bacon arrosto!
Le proporzioni erano perfette. Un mostruoso Panino al centro di una delle più belle piazze di Roma, la reclame perfetta per il fast food che vi ha luogo!
Per un attimo io ho visto tutto ciò, poi ho pensato a quella meravigliosa creatura che era la mia insegnante di Storia dell’ Arte e sono tornata in possesso delle mie facoltà intellettive ma non posso dire di non essere rimasta scioccata. Il panino, quello che stavo mangiando, non me lo sono più goduto e sto pensando seriamente di frequentare in futuro solo ristoranti macrobiotici.
Già, e se mentre mangio ortaggi, mi compare davanti un enorme carciofo capovolto sulla Basilica di S. Pietro, che faccio!?!
mercoledì 21 febbraio 2007
Tom & Jerry
Gatto e topo, l’ eterna lotta per la sopravvivenza. I cartoni di T&J mi fanno impazzire, li so a memoria, li ho visti mille volte ma, ogni volta che li trasmettono me li rivedo, non posso farci nulla è come una droga.
In genere, in cartoni di questo tipo uno fa il “tifo” per uno dei personaggi. Tra Titty e Silvestro non c’è dubbio, tutti tifano per Silvestro, il canarino è TROPPO odioso, supponente, viziato e disonesto e spione. Tra Wil coyote e Beep Beep non si può essere che dalla parte del coyote affamato. Ma tra Tom e Jerry chi scegli?
Certo Jerry è il più piccolo e (apparentemente) indifeso e talvolta è lui la vittima e per questo si attira la simpatia dello spettatore. Ma spesso il cattivo è proprio lui! E’ perfido, provocatore, un vero bastardo che si diverte veramente a mettere Tom nei guai.
Prendete quei cartoni dove c’ è musica, dove Tom suona il pianoforte o dirige l’orchestra, là Tom non fa assolutamente NULLA contro Jerry, sta suonando per i fatti suoi, il topo arriva e, solo per il gusto di provocare, comoncia a tormentarlo e Tom non sta a guardare.
Sembrano fratelli! Avete presente? Prendete due fratelli, uno se ne sta tranquillo a leggere, arriva l’ altro e, SENZA ALCUN MOTIVO, comincia a dar noia; dopo cinque minuti è la prima guerra mondiale!
Però, proprio come succede tra fratelli, talvolta i due fanno la pace, come succede in uno dei miei preferiti, quello di Natale. Ma il mio preferito è un altro: quello di Johann Mouse nel quale Tom suona i valzer di Strauss e Jerry li danza. Un piccolo capolavoro che mi regala cinque minuti di allegria.
In genere, in cartoni di questo tipo uno fa il “tifo” per uno dei personaggi. Tra Titty e Silvestro non c’è dubbio, tutti tifano per Silvestro, il canarino è TROPPO odioso, supponente, viziato e disonesto e spione. Tra Wil coyote e Beep Beep non si può essere che dalla parte del coyote affamato. Ma tra Tom e Jerry chi scegli?
Certo Jerry è il più piccolo e (apparentemente) indifeso e talvolta è lui la vittima e per questo si attira la simpatia dello spettatore. Ma spesso il cattivo è proprio lui! E’ perfido, provocatore, un vero bastardo che si diverte veramente a mettere Tom nei guai.
Prendete quei cartoni dove c’ è musica, dove Tom suona il pianoforte o dirige l’orchestra, là Tom non fa assolutamente NULLA contro Jerry, sta suonando per i fatti suoi, il topo arriva e, solo per il gusto di provocare, comoncia a tormentarlo e Tom non sta a guardare.
Sembrano fratelli! Avete presente? Prendete due fratelli, uno se ne sta tranquillo a leggere, arriva l’ altro e, SENZA ALCUN MOTIVO, comincia a dar noia; dopo cinque minuti è la prima guerra mondiale!
Però, proprio come succede tra fratelli, talvolta i due fanno la pace, come succede in uno dei miei preferiti, quello di Natale. Ma il mio preferito è un altro: quello di Johann Mouse nel quale Tom suona i valzer di Strauss e Jerry li danza. Un piccolo capolavoro che mi regala cinque minuti di allegria.
sabato 17 febbraio 2007
Pukka
A me piacciono tanto i cartoni animati, così ho deciso di scrivere alcuni post sull’ argomento.
Comincio dall’ ultimo che ho scoperto:Pukka.
Pukka è una bambina coreana, innamorata di tale Garu, di professione ninjia e sempre alle prese con i suoi avversari.
La grafica non è male, soprattutto gli sfondi, che rappresentano paesaggi orientali, sono colorati e gradevoli.
Pukka e Garu non parlano, lei fa alcuni versi, lui è muto ma sono abbastanza espressivi.
Le storie sono sempre uguali: lui combatte contro i suoi avversari e lei combatte per avere lui. Non è chiaro se lui sia innamorato ma troppo timido o se non la possa soffrire (io propenderei per la seconda interpretazione), sta di fatto che Pukka si batte contro tutto e contro tutti (Compreso Garu) per stare accanto all’ amato bene e lo fa con estrema violenza. E’ un cartone altamente diseducativo, intendiamoci, alla fine insegna che, se uno vuole qualcosa, può ricorrere a qualsiasi mezzo pur di averlo.
Però, non posso farci niente, mi piace. Mi sono chiesta il perché e ho trovato la risposta: Pukka è una femmina in un mondo e in una cultura come quella orientale (e non solo) dominata dai maschi, eppure combatte e in genere vince perché alla fine , quasi sempre, ottiene quello che vuole e cioè di ricoprire Garu di baci.
Comincio dall’ ultimo che ho scoperto:Pukka.
Pukka è una bambina coreana, innamorata di tale Garu, di professione ninjia e sempre alle prese con i suoi avversari.
La grafica non è male, soprattutto gli sfondi, che rappresentano paesaggi orientali, sono colorati e gradevoli.
Pukka e Garu non parlano, lei fa alcuni versi, lui è muto ma sono abbastanza espressivi.
Le storie sono sempre uguali: lui combatte contro i suoi avversari e lei combatte per avere lui. Non è chiaro se lui sia innamorato ma troppo timido o se non la possa soffrire (io propenderei per la seconda interpretazione), sta di fatto che Pukka si batte contro tutto e contro tutti (Compreso Garu) per stare accanto all’ amato bene e lo fa con estrema violenza. E’ un cartone altamente diseducativo, intendiamoci, alla fine insegna che, se uno vuole qualcosa, può ricorrere a qualsiasi mezzo pur di averlo.
Però, non posso farci niente, mi piace. Mi sono chiesta il perché e ho trovato la risposta: Pukka è una femmina in un mondo e in una cultura come quella orientale (e non solo) dominata dai maschi, eppure combatte e in genere vince perché alla fine , quasi sempre, ottiene quello che vuole e cioè di ricoprire Garu di baci.
mercoledì 14 febbraio 2007
Gli occhi della gente
Io guardo sempre le persone negli occhi, è il modo più semplice per conoscere la verità.
Con le parole puoi mentire con gli occhi no. Negli occhi c’è tutto e non si scappa, basta saperci leggere dentro e io lo so fare.
Guardo negli occhi anche i miei alunni e quello che ci vedo è, talvolta, sconvolgente.
Uno si aspetta di trovarci l’ innocenza, la speranza, la fiducia in un futuro migliore.
E in qualcuno tutte queste cose ci sono.
Ma sono troppo pochi i ragazzi che negli occhi hanno tutto questo.
Nella maggioranza dei casi ci trovi quello che trovi negli occhi degli adulti, o almeno della maggioranza degli adulti: la disillusione, l’ ipocrisia, la menzogna, la violenza, la noia.
Poi ci sono “gli occhi morti”, quelli nei quali non c’è NIENTE. Sembra impossibile ma ci sono persone senza sguardo; pupille vuote che non vedono e non parlano. Ne ho incontrati tanti di occhi così, troppi. Appartengono a ragazzi e ragazze che in apparenza vivono ma io mi chiedo: come?
Vivono alla giornata, senza speranza, senza obiettivi? Rinnegano ogni futuro possibile per paura, per incapacità di impegnarsi? Hanno barattato un progetto di vita per un presente che non offre alcuna gioia?
Non lo so, quello che so è che nessuna parola può raggiungerli, non c’è conforto al nulla, ad un vuoto che, credo, comunque, faccia soffrire. O forse no, forse chi non pensa, chi non progetta, chi non spera non soffre.
Questi occhi sbagliati mettono in discussione tutto il mio lavoro. Sono un’ educatrice, dovrei trasmettere valori, stimolare al ragionamento, aiutare a sviluppare il pensiero, a costruire progetti di vita. Ma non so parlare, non so trovare vie di accesso, non so interfacciare efficacemente con chi non vuole o non può ascoltare.
Allora mi chiedo: se so comunicare soltanto con chi ha già un background predisposto a costruirsi un progetto di vita felice, a che servo?
Molti mi dicono che sono una brava insegnante, ma quegli occhi mi danno la certezza che questo non è affatto vero, ho provato, ho studiato, ho cercato strategie possibili e ho fallito.
Tutte le volte che guardo quegli occhi, nei miei c’è solo la sofferenza del fallimento, il dolore dell’ impotenza, la rabbia dell’ inadeguatezza.
Con le parole puoi mentire con gli occhi no. Negli occhi c’è tutto e non si scappa, basta saperci leggere dentro e io lo so fare.
Guardo negli occhi anche i miei alunni e quello che ci vedo è, talvolta, sconvolgente.
Uno si aspetta di trovarci l’ innocenza, la speranza, la fiducia in un futuro migliore.
E in qualcuno tutte queste cose ci sono.
Ma sono troppo pochi i ragazzi che negli occhi hanno tutto questo.
Nella maggioranza dei casi ci trovi quello che trovi negli occhi degli adulti, o almeno della maggioranza degli adulti: la disillusione, l’ ipocrisia, la menzogna, la violenza, la noia.
Poi ci sono “gli occhi morti”, quelli nei quali non c’è NIENTE. Sembra impossibile ma ci sono persone senza sguardo; pupille vuote che non vedono e non parlano. Ne ho incontrati tanti di occhi così, troppi. Appartengono a ragazzi e ragazze che in apparenza vivono ma io mi chiedo: come?
Vivono alla giornata, senza speranza, senza obiettivi? Rinnegano ogni futuro possibile per paura, per incapacità di impegnarsi? Hanno barattato un progetto di vita per un presente che non offre alcuna gioia?
Non lo so, quello che so è che nessuna parola può raggiungerli, non c’è conforto al nulla, ad un vuoto che, credo, comunque, faccia soffrire. O forse no, forse chi non pensa, chi non progetta, chi non spera non soffre.
Questi occhi sbagliati mettono in discussione tutto il mio lavoro. Sono un’ educatrice, dovrei trasmettere valori, stimolare al ragionamento, aiutare a sviluppare il pensiero, a costruire progetti di vita. Ma non so parlare, non so trovare vie di accesso, non so interfacciare efficacemente con chi non vuole o non può ascoltare.
Allora mi chiedo: se so comunicare soltanto con chi ha già un background predisposto a costruirsi un progetto di vita felice, a che servo?
Molti mi dicono che sono una brava insegnante, ma quegli occhi mi danno la certezza che questo non è affatto vero, ho provato, ho studiato, ho cercato strategie possibili e ho fallito.
Tutte le volte che guardo quegli occhi, nei miei c’è solo la sofferenza del fallimento, il dolore dell’ impotenza, la rabbia dell’ inadeguatezza.
domenica 11 febbraio 2007
Il lettore alla ricerca
Questo l'ha scritto la FG, il finale è mio, ci piace condividerlo con i nostri lettori.Se il lettore è davanti ad un buon libro ed è intelligente, cerca sempre, nella pagina scritta, qualcosa che sia al di sopra di lui e trova sempre qualcosa che, invece, è dentro di sé (che poi è la stessa cosa ma lui non lo sa).
venerdì 9 febbraio 2007
Gli esami non finiscono mai
Gli esami non finiscono mai diceva Eduardo. Gli Esami, quelli con la E maiuscola, certo, come sposarsi, avere un figlio, affrontare la morte di una persona che amiamo, far quadrare il bilancio con lo stipendio da professore che sarà anche il più bel mestiere del mondo ma è decisamente mal retribuito.
Questi Esami davvero non finiscono mai finché uno vive.
Ma gli esami, quelli di scuola: Licenza media, Maturità, esami universitari, quelli, uno potrebbe pensare, finiscono, prima o poi.
E invece no! Anche quelli non finiscono, se si ha una figlia come la mia!
Una che ci tiene allo studio, per intenderci. E già vi sento che dite:” E questa si lamenta! Ce li avessimo noi dei figli che ritengono importante studiare!”
Il fatto è che mia figlia (quella grafomane) non ritiene importante studiare, lo ritiene indispensabile, fondamentale, la sua Weltanschauung E’ lo studio, per lei è questione di vita o di morte riuscire nel suo progetto di vita che si riassume in un’ unica parola: STUDIO!!
Così a casa mia si vive dalla mattina alla mattina dopo con i libri in mano, per terra, sotto le sedie, dentro il letto (non esagero, lei tiene i libri anche sotto il cuscino), non si parla che di letterature (al plurale: francese, inglese, spagnola e qualche volta anche italiana, latina, giapponese, questa la studia F2, il sua ragazzo).
E non si parla che di esami, della paura degli esami, del terrore di essere bocciata, dell’ ansia di non saper esprimere il proprio pensiero, eccetera, eccetera.
Ora, io lo so che, essendo sua madre, dovrei considerare parte integrante del mio ruolo ascoltarla, rassicurarla, darle dei consigli, possibilmente utili ma io, come madre non valgo gran che e poi sono stanca.
Sono stanca di fare gli esami.
E sì, perché io continuo a sentirmi come quando andavo all’ Università e affliggevo la mia famiglia perché avevo le stesse paure di mia figlia e di tutti i ragazzi che studiano e devono sostenere esami!
Mio fratello e mia sorella chiedevano asilo da amici e conoscenti pur di non avermi nei dintorni nell’ imminenza di un esame.Mia madre non ne poteva più e io mi offendevo pure perché mi sembrava che non mi comprendesse.
Adesso sono io che vorrei scappare ma non posso, Mamma, come ti capisco ora!!!
Questi Esami davvero non finiscono mai finché uno vive.
Ma gli esami, quelli di scuola: Licenza media, Maturità, esami universitari, quelli, uno potrebbe pensare, finiscono, prima o poi.
E invece no! Anche quelli non finiscono, se si ha una figlia come la mia!
Una che ci tiene allo studio, per intenderci. E già vi sento che dite:” E questa si lamenta! Ce li avessimo noi dei figli che ritengono importante studiare!”
Il fatto è che mia figlia (quella grafomane) non ritiene importante studiare, lo ritiene indispensabile, fondamentale, la sua Weltanschauung E’ lo studio, per lei è questione di vita o di morte riuscire nel suo progetto di vita che si riassume in un’ unica parola: STUDIO!!
Così a casa mia si vive dalla mattina alla mattina dopo con i libri in mano, per terra, sotto le sedie, dentro il letto (non esagero, lei tiene i libri anche sotto il cuscino), non si parla che di letterature (al plurale: francese, inglese, spagnola e qualche volta anche italiana, latina, giapponese, questa la studia F2, il sua ragazzo).
E non si parla che di esami, della paura degli esami, del terrore di essere bocciata, dell’ ansia di non saper esprimere il proprio pensiero, eccetera, eccetera.
Ora, io lo so che, essendo sua madre, dovrei considerare parte integrante del mio ruolo ascoltarla, rassicurarla, darle dei consigli, possibilmente utili ma io, come madre non valgo gran che e poi sono stanca.
Sono stanca di fare gli esami.
E sì, perché io continuo a sentirmi come quando andavo all’ Università e affliggevo la mia famiglia perché avevo le stesse paure di mia figlia e di tutti i ragazzi che studiano e devono sostenere esami!
Mio fratello e mia sorella chiedevano asilo da amici e conoscenti pur di non avermi nei dintorni nell’ imminenza di un esame.Mia madre non ne poteva più e io mi offendevo pure perché mi sembrava che non mi comprendesse.
Adesso sono io che vorrei scappare ma non posso, Mamma, come ti capisco ora!!!
lunedì 5 febbraio 2007
Chimera ha una nuova casa
domenica 4 febbraio 2007
Basta!
Oggi mi sento più che mai Cyrano.
Non ne posso più, non posso accettare che si muoia e si uccida per una partita di calcio. Non sopporto più le parole, tante, inutili, false di chi sembra meravigliarsi di quanto è accaduto a Catania.
Ipocriti, bugiardi, lo sapete bene che era inevitabile.
Glielo avete insegnato voi a quei ragazzi che la vita non vale nulla. Con il vostro esempio bastardo.
Voi che non pagate le tasse, voi che non fate il vostro dovere, voi che vincete le elezioni parlando di Pace e poi costruite basi militari, voi che volete vincere sempre ma solo barando.
Avete insegnato ai giovani che è da ammirare non chi vince il Nobel per la Pace ma chi arriva primo al grande fratello.
Questo è il modello che avete offerto ai vostri figli, la parola d’ ordine è “calpesta gli altri”. E loro vi hanno ascoltato, seguono il vostro esempio, copiano i compiti invece di farli e considerano un idiota da sfruttare chi li fa.
Avete vinto, avete sconfitto Cyrano, il mondo che avete creato è questo, allora evitate ipocrite lamentazioni, diciamocelo in faccia: non ve ne importa niente se un uomo è morto per la ragione più scema del mondo. Non siete voi quell’ uomo, voi siete ben vivi, il calcio non si fermerà, troppi interessi e troppi soldi sono in gioco, potrete presto tornare a divertirvi.
E Cyrano non potrà che morire, sconfitto, con la spada in mano nell’ ultima sua inutile battaglia:
“la Menzogna, ecco prendi! Ecco le Viltà
Ed ecco i Compromessi, i Pregiudizi!
Che io venga a patti? Mai! Ed eccoti anche te
Stoltezza! Io so che alfin sarò da voi disfatto,
ma non importa: io mi batto, io mi batto, io mi batto!"
Non ne posso più, non posso accettare che si muoia e si uccida per una partita di calcio. Non sopporto più le parole, tante, inutili, false di chi sembra meravigliarsi di quanto è accaduto a Catania.
Ipocriti, bugiardi, lo sapete bene che era inevitabile.
Glielo avete insegnato voi a quei ragazzi che la vita non vale nulla. Con il vostro esempio bastardo.
Voi che non pagate le tasse, voi che non fate il vostro dovere, voi che vincete le elezioni parlando di Pace e poi costruite basi militari, voi che volete vincere sempre ma solo barando.
Avete insegnato ai giovani che è da ammirare non chi vince il Nobel per la Pace ma chi arriva primo al grande fratello.
Questo è il modello che avete offerto ai vostri figli, la parola d’ ordine è “calpesta gli altri”. E loro vi hanno ascoltato, seguono il vostro esempio, copiano i compiti invece di farli e considerano un idiota da sfruttare chi li fa.
Avete vinto, avete sconfitto Cyrano, il mondo che avete creato è questo, allora evitate ipocrite lamentazioni, diciamocelo in faccia: non ve ne importa niente se un uomo è morto per la ragione più scema del mondo. Non siete voi quell’ uomo, voi siete ben vivi, il calcio non si fermerà, troppi interessi e troppi soldi sono in gioco, potrete presto tornare a divertirvi.
E Cyrano non potrà che morire, sconfitto, con la spada in mano nell’ ultima sua inutile battaglia:
“la Menzogna, ecco prendi! Ecco le Viltà
Ed ecco i Compromessi, i Pregiudizi!
Che io venga a patti? Mai! Ed eccoti anche te
Stoltezza! Io so che alfin sarò da voi disfatto,
ma non importa: io mi batto, io mi batto, io mi batto!"
sabato 3 febbraio 2007
La pantera
Oggi vi parlo di una persona che mi fa pensare un po’ a Bageera, la pantera del Libro della giungla.
E’ un uomo che non conosco molto bene, anzi, lo conosco proprio poco ma mi piacerebbe approfondire.
A prima vista sembra antipatico, ha lo sguardo duro e modi un po’ scostanti.
Però ci sono dei momenti nei quali gli occhi gli si addolciscono e il viso gli si illumina di un sorriso. Momenti rari, per la verità.
Sembra una persona che soffre, indurita, forse, da delusioni o dolori.
Sembra trovare l’ universo mondo sgradevole e gli esseri umani gente dalla quale stare alla larga eppure, talvolta, sa dire cose assai gentili e belle.
Proprio come la pantera del Libro della giungla ha un’ apparenza feroce però dentro sembra nascondere un cuore buono.
E’ un po’ come quei cioccolatini extrafondenti che hanno dentro un cuore di crema dolce o come bere prosecco e mangiare zuppa inglese, un’ accostamento strano ma attraente.
Forse è timido, forse ha paura del male che altri potrebbero fargli, non lo so, mi piacerebbe diventare sua amica non so bene neppure io perché ma ho il dubbio che sia un’impossible mission.
E’ un uomo che non conosco molto bene, anzi, lo conosco proprio poco ma mi piacerebbe approfondire.
A prima vista sembra antipatico, ha lo sguardo duro e modi un po’ scostanti.
Però ci sono dei momenti nei quali gli occhi gli si addolciscono e il viso gli si illumina di un sorriso. Momenti rari, per la verità.
Sembra una persona che soffre, indurita, forse, da delusioni o dolori.
Sembra trovare l’ universo mondo sgradevole e gli esseri umani gente dalla quale stare alla larga eppure, talvolta, sa dire cose assai gentili e belle.
Proprio come la pantera del Libro della giungla ha un’ apparenza feroce però dentro sembra nascondere un cuore buono.
E’ un po’ come quei cioccolatini extrafondenti che hanno dentro un cuore di crema dolce o come bere prosecco e mangiare zuppa inglese, un’ accostamento strano ma attraente.
Forse è timido, forse ha paura del male che altri potrebbero fargli, non lo so, mi piacerebbe diventare sua amica non so bene neppure io perché ma ho il dubbio che sia un’impossible mission.
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