Il naso di Cyrano: All' aeroporto

sabato 10 gennaio 2009

All' aeroporto


Io non amo prendere l’aereo ma andare all’aeroporto mi piace molto. L’ aeroporto è un luogo privilegiato per osservare la gente e per inventare storie.
Dopo aver passato il check-in, mentre aspetto di imbarcarmi, ruminando cioccolato anti-fifa, guardo la gente e mi diverto un mondo.
E’ facile indovinare di che nazionalità sono le persone, basta ascoltare e vedere. Gli Inglesi e i tedeschi adulti in genere leggono un quotidiano, i giovani bivaccano, preferibilmente seduti per terra, accanto ai loro zaini e parlano a voce bassissima. I tedeschi sono quasi sempre biondi e con i capelli lunghetti, gli inglesi in genere li portano corti, anche le ragazze.
Gli americani masticano chewingum e assassinano l’idioma anglosassone con la loro criminale pronuncia, mi stanno antipatici e se posso evito di sedermi accanto a loro.
I francesi, tutti, aspettano l’imbarco leggendo libri. Sono in genere bellissimi, tutti e spesso dotati di notebook che utilizzano se non stanno leggendo.
Gli italiani sono sovente maleducati, viaggiano a piccoli gruppi, per lo più familiari, parlano a voce troppo alta e non sanno mai qual è il loro gate.
Ma, per me, il massimo è rappresentato dagli spagnoli. Gli spagnoli non viaggiano, loro migrano. Mi spiego: gli spagnoli viaggiano a stormi di cinquanta o più unità, sembrano anatre in formazione di volo e, come le anatre, sono coloratissimi e chiassosissimi, non parlano starnazzano. A differenza delle anatre gli spagnoli viaggiano carichi di pacchetti, evidentemente acquistano regali per i loro cari solo al freeshop dell’aeroporto.
I preti e i bambini, invece, sono tutti uguali. Non importa di che nazionalità siano: i preti sono silenziosissimi e molto concentrati, forse pregano, non so.
I bambini sono eccitati, vivaci e curiosissimi, fanno domande in cento lingue diverse a genitori che spesso non sanno che rispondere, guardano affascinati il mondo che li circonda e si entusiasmano per ogni aereo che decolla o atterra.
Io, all’ aeroporto, guardo questa varia umanità e mi invento delle storie che hanno per protagonisti le persone che osservo: quel pretino, per esempio, in futuro potrebbe diventare papa,oppure quella ragazzina bionda, che vuole sapere di cosa è fatta la cioccolata, potrebbe trasformarsi in una novella Marie Curie e quel tale, che scrive furiosamente sul suo portatile, magari è uno scrittore famoso, e se non lo è ce lo faccio diventare io nella mia sterminata e alquanto fertile fantasia.

Nessun commento: