In realtà la mia è solo curiosità, per così dire, scientifica. Il fatto è che io mi diverto ad osservare la gente, non soltanto gli anziani, che io chiamo affettuosamente nonnetti, io osservo tutti: i ragazzini, gli adulti, gli adolescenti; tutti offrono appassionanti spunti di riflessione ma i nonnetti sono veramente affascinanti: riescono sempre a stupirmi per la loro vitalità e per gli incredibili comportamenti che talvolta assumono. Credetemi, osservare i nonnetti è meglio che guardare un film, è sicuramente molto più istruttivo ed intelligente che guardare il grande fratello e affini!
Dunque, Leggetevi il post e...meditate gente, meditate!
La tipologia delle nonnette con il cellulare è piuttosto varia: alcune, non molte, usano il cellulare con moderazione, parlano a volume normale e, in genere, lo spengono in luoghi come teatri e cinema.
Poi ci sono le nonnette mobile-dipendenti: telefonano sempre, in autobus, al supermercato, per strada, forse persino in chiesa; a chi telefoneranno mai? In genere danno del tu, quindi presumo che il ricevente sia un familiare, cosa dicono? Di tutto, chiedono la marca di spaghetti che devono comperare, raccontano pettegolezzi su loro conoscenti, fanno dettagliatissimi resoconti dei loro malanni e relative terapie…e ti fanno perdere un sacco di tempo se sono davanti a te in fila al supermercato perché, distratte dalla conversazione, non ascoltano la cassiera, non trovano il denaro, non imbustano i loro acquisti…Io cerco di evitarle come la peste ma ogni tanto sono distratta e me ne capita qualcuna.
Altra tipologia diffusissima è la nonnetta urlante. Di solito la si trova sui bus, naturalmente non nelle ore di entrata ed uscita delle scuole (vedi il nonnetto da bus NdA), il telefono squilla, in genere con suonerie targate anni quaranta o giù di lì e la nonnetta risponde sparando un pronto che farebbe impallidite di vergogna il più sfrenato dei rockettari. Non si sa se la nonnetta urla perché dall’altra parte del telefono c’è un non udente o perché sia sorda lei, sta di fatto che la nonnetta si lancia in una conversazione, per lo più demenziale, con acuti e do di petto degni di Pavarotti, anzi anche peggio. Anche volendo, è impossibile non ascoltarla: la sua voce acuta e gracchiante penetra nel canale uditivo di tutti i passeggeri che, ovviamente, per continuare le loro conversazioni, alzano a loro volta la voce, allora la nonnetta si infuria e racconta al suo interlocutore, con aria sdegnata, di quanto siano maleducati i passeggeri e conclude dicendo:” Ti richiamo quando scendo”
Passiamo ad esaminare adesso la nonnetta che non trova il cellulare. La nonnetta in questione è dotata di una borsa stile Mary Poppins nella quale tiene di tutto, il cellulare è pesante e tende a sprofondare in basso, quando squilla la nonnetta inizia la ricerca, o meglio, dà il via ad un vero e proprio scavo archeologico, affannatissimo perché il dannato attrezzo continua a suonare, tutti guardano la nonnetta e lei diventa supernervosa. Quando lo trova, allora e proprio allora, il telefonino smette di suonare e, poiché la nonnetta non ha proprio idea di come si faccia a trovare una chiamata persa, entra in crisi e passa il resto del tragitto a chiedersi chi l’abbia chiamata.
Poi c’è la nonnetta manager, oddio, è improprio chiamarla nonnetta, se non per l’età che sfiora i Sessanta. In realtà è una tipa che fa ancora palestra, frequenta centri fitness e veste firmato. Si trova in genere sui treni ad Alta velocità ed ha uno spiccato accento milanese. Passa tutto il viaggio (Milano-Roma) a parlare di lavoro, frenetica e organizzatissima, secondo me tifa per il Milan, è trooppo antipatica per essere dell’ Inter!
Infine c’è la nonnetta anticellulare, come mia madre. Lei ha comperato il cellulare su imposizione dei figli che avrebbero il sacrosanto diritto di contattarla anche quando esce o dimentica il telefono fisso staccato. L’ha comprato, è vero, per non sentire le lagne dei figli ma lo tiene sempre, inesorabilmente, spento. Così la malcapitata prole sovente si prende degli accidenti giganteschi, soprattutto dopo aver provato a chiamarla sul fisso per due ore e aver sempre trovato occupato. Dopo due ore lei risponde al figlio di turno, ormai in preda ad un attacco di panico, dichiarando candidamente e placidamente che stava chiacchierando con un’amica. Ovviamente quando arriva la bolletta è molto meno placida e inveisce contro la compagnia telefonica con grande giubilo dei figli snervati.
Poi ci sono le nonnette mobile-dipendenti: telefonano sempre, in autobus, al supermercato, per strada, forse persino in chiesa; a chi telefoneranno mai? In genere danno del tu, quindi presumo che il ricevente sia un familiare, cosa dicono? Di tutto, chiedono la marca di spaghetti che devono comperare, raccontano pettegolezzi su loro conoscenti, fanno dettagliatissimi resoconti dei loro malanni e relative terapie…e ti fanno perdere un sacco di tempo se sono davanti a te in fila al supermercato perché, distratte dalla conversazione, non ascoltano la cassiera, non trovano il denaro, non imbustano i loro acquisti…Io cerco di evitarle come la peste ma ogni tanto sono distratta e me ne capita qualcuna.
Altra tipologia diffusissima è la nonnetta urlante. Di solito la si trova sui bus, naturalmente non nelle ore di entrata ed uscita delle scuole (vedi il nonnetto da bus NdA), il telefono squilla, in genere con suonerie targate anni quaranta o giù di lì e la nonnetta risponde sparando un pronto che farebbe impallidite di vergogna il più sfrenato dei rockettari. Non si sa se la nonnetta urla perché dall’altra parte del telefono c’è un non udente o perché sia sorda lei, sta di fatto che la nonnetta si lancia in una conversazione, per lo più demenziale, con acuti e do di petto degni di Pavarotti, anzi anche peggio. Anche volendo, è impossibile non ascoltarla: la sua voce acuta e gracchiante penetra nel canale uditivo di tutti i passeggeri che, ovviamente, per continuare le loro conversazioni, alzano a loro volta la voce, allora la nonnetta si infuria e racconta al suo interlocutore, con aria sdegnata, di quanto siano maleducati i passeggeri e conclude dicendo:” Ti richiamo quando scendo”
Passiamo ad esaminare adesso la nonnetta che non trova il cellulare. La nonnetta in questione è dotata di una borsa stile Mary Poppins nella quale tiene di tutto, il cellulare è pesante e tende a sprofondare in basso, quando squilla la nonnetta inizia la ricerca, o meglio, dà il via ad un vero e proprio scavo archeologico, affannatissimo perché il dannato attrezzo continua a suonare, tutti guardano la nonnetta e lei diventa supernervosa. Quando lo trova, allora e proprio allora, il telefonino smette di suonare e, poiché la nonnetta non ha proprio idea di come si faccia a trovare una chiamata persa, entra in crisi e passa il resto del tragitto a chiedersi chi l’abbia chiamata.
Poi c’è la nonnetta manager, oddio, è improprio chiamarla nonnetta, se non per l’età che sfiora i Sessanta. In realtà è una tipa che fa ancora palestra, frequenta centri fitness e veste firmato. Si trova in genere sui treni ad Alta velocità ed ha uno spiccato accento milanese. Passa tutto il viaggio (Milano-Roma) a parlare di lavoro, frenetica e organizzatissima, secondo me tifa per il Milan, è trooppo antipatica per essere dell’ Inter!
Infine c’è la nonnetta anticellulare, come mia madre. Lei ha comperato il cellulare su imposizione dei figli che avrebbero il sacrosanto diritto di contattarla anche quando esce o dimentica il telefono fisso staccato. L’ha comprato, è vero, per non sentire le lagne dei figli ma lo tiene sempre, inesorabilmente, spento. Così la malcapitata prole sovente si prende degli accidenti giganteschi, soprattutto dopo aver provato a chiamarla sul fisso per due ore e aver sempre trovato occupato. Dopo due ore lei risponde al figlio di turno, ormai in preda ad un attacco di panico, dichiarando candidamente e placidamente che stava chiacchierando con un’amica. Ovviamente quando arriva la bolletta è molto meno placida e inveisce contro la compagnia telefonica con grande giubilo dei figli snervati.
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