Io credo fermamente alla vita dopo il caffè. Nel senso che io, la mattina, se prima non bevo un caffè, non esisto.
Il quadro è più o meno il seguente: suona la sveglia, io striscio fino alla cucina (avete letto bene, ho proprio scritto striscio, non ho la forza di mettermi a camminare!), riempio la moka e continuo a dormire. Mi sveglia l’aroma della magica pozione, ne bevo una tazza e finalmente sono sveglia e pronta per le mie battaglie quotidiane contro la vita.
A me il caffè piace carico e ristretto, tipo bomba, per intenderci e amaro.
Il guaio è che il caffè ristretto nei bar è difficile da averlo fuori Roma.
Non parlerò neppure dei caffè stranieri, quelli non sono caffè, sono immondi beveroni che neppure un cane riuscirebbe a mandare giù. Perciò, all’estero, io non bevo caffè;, la cosa presenta qualche problema, perché senza la mia bevanda mi sveglio male, vivo in una specie di trance per tutta la giornata e sono di cattivo umore.
In Italia il caffè ristretto nei bar lo fanno ma il nome cambia da un posto all’altro e se uno non lo sa sono guai.
Per anni, a Firenze, ho chiesto nei bar il caffè ristretto ma nessuno mi capiva e il caffè me lo davano lungo e acquoso. Un giorno, mentre stavo facendo la fila alla cassa, in un bar, è entrato un tale che, con mirabile accento fiorentino, ha detto al barista:”Oh Gino, te tu mi fa’ un caffè piccino!”
Ho visto la luce, finalmente la frase rivelatrice mi aveva svelato la parola magica: Piccino! Ecco come si chiama il caffè ristretto a Firenze! Anche io ho chiesto un caffè piccino e l’ho avuto: buono, forte, tonico.
Da allora, a Firenze e in tutta la Toscana non ho più problemi.
A Torino lo chiamano caffè corto e io, per sicurezza, quando lo chiedo al bar faccio anche il segno con la mano e, in genere, lo ottengo.
Certo che sarebbe utile avere un glossario dei sinonimi per la locuzione “caffè ristretto”!
Il quadro è più o meno il seguente: suona la sveglia, io striscio fino alla cucina (avete letto bene, ho proprio scritto striscio, non ho la forza di mettermi a camminare!), riempio la moka e continuo a dormire. Mi sveglia l’aroma della magica pozione, ne bevo una tazza e finalmente sono sveglia e pronta per le mie battaglie quotidiane contro la vita.
A me il caffè piace carico e ristretto, tipo bomba, per intenderci e amaro.
Il guaio è che il caffè ristretto nei bar è difficile da averlo fuori Roma.
Non parlerò neppure dei caffè stranieri, quelli non sono caffè, sono immondi beveroni che neppure un cane riuscirebbe a mandare giù. Perciò, all’estero, io non bevo caffè;, la cosa presenta qualche problema, perché senza la mia bevanda mi sveglio male, vivo in una specie di trance per tutta la giornata e sono di cattivo umore.
In Italia il caffè ristretto nei bar lo fanno ma il nome cambia da un posto all’altro e se uno non lo sa sono guai.
Per anni, a Firenze, ho chiesto nei bar il caffè ristretto ma nessuno mi capiva e il caffè me lo davano lungo e acquoso. Un giorno, mentre stavo facendo la fila alla cassa, in un bar, è entrato un tale che, con mirabile accento fiorentino, ha detto al barista:”Oh Gino, te tu mi fa’ un caffè piccino!”
Ho visto la luce, finalmente la frase rivelatrice mi aveva svelato la parola magica: Piccino! Ecco come si chiama il caffè ristretto a Firenze! Anche io ho chiesto un caffè piccino e l’ho avuto: buono, forte, tonico.
Da allora, a Firenze e in tutta la Toscana non ho più problemi.
A Torino lo chiamano caffè corto e io, per sicurezza, quando lo chiedo al bar faccio anche il segno con la mano e, in genere, lo ottengo.
Certo che sarebbe utile avere un glossario dei sinonimi per la locuzione “caffè ristretto”!
Nessun commento:
Posta un commento