Questa cosa l' ho scritta un po' di tempo fa ma mi sembra terribilmente attuale.
E' una storia triste, perciò, se non vi va, non leggetela!
Tra le tante forme di governo che l’ uomo ha inventato la migliore è la democrazia. Lo avevano capito gli Ateniesi che, però, realizzarono una democrazia imperfetta, infatti alcune categorie umane, come le donne e gli schiavi, erano esclusi dall’ esercizio del potere. Tra i moderni, il primo a ribadire l’ efficacia della democrazia fu Rousseau. Egli diceva che la sovranità non è un diritto divino ma appartiene al popolo, ai cittadini. Uno Stato è buono quando i suoi cittadini accettano spontaneamente di conformarsi alla volontà generale che si esprime attraverso la democrazia diretta, la partecipazione, cioè, dei cittadini al governo dello Stato, nelle grandi nazioni tale democrazia diretta deve necessariamente essere sostituita da un governo rappresentativo, formato da persone elette dal popolo. Perché si realizzi un tale genere di democrazia occorre che i cittadini vogliano il bene comune, che siano onesti e perché ciò si verifichi essi devono essere educati a tali valori. Questi concetti erano incisi nel mio cervello, per anni li avevo sentiti ripetere da mio padre, l’ uomo più onesto che io abbia mai conosciuto. Egli odiava la menzogna, l’ ipocrisia, l’ ingiustizia. Dentro di sé conservava una legge morale che difendeva contro tutto e contro tutti. Non mentiva mai, aiutava gli altri anche a costo di sacrifici e, con il suo lavoro di insegnante, cercava di diffondere i valori che erano alla base della sua vita. Per questo mi sono laureato in Giurisprudenza e sono entrato in politica. Nel nostro Paese il partito ormai da decenni al comando ha tradito la democrazia, tutto è corruzione e ingiustizia, i governanti cercano il vantaggio personale a danno del bene comune. Per questo mi sono iscritto nelle fila del partito di opposizione. Ho cominciato dalla gavetta, ho ricoperto alcuni incarichi minori, pensavo di dover aspettare ancora molti anni prima di ottenere una candidatura. Invece, alcuni mesi fa, i dirigenti del partito mi hanno candidato in uno dei Municipi della mia città per le prossime elezioni. Hanno detto che ci vuole gente giovane, che piaccia agli elettori, Hanno detto che potremmo vincere questa volta. Ero conscio della responsabilità, volevo realizzare i principi che mi aveva insegnato mio padre. Ho studiato la realtà del territorio, una realtà difficile fatta di corruzione e malavita, ho elaborato alcuni progetti possibili, ho preparato i discorsi per i comizi. Per la verità il consenso è stato tiepido ma non mi sono scoraggiato, come diceva mio padre, la gente deve essere educata alla democrazia. Quello che mi ha reso perplesso è stato il comportamento dei compagni di partito, certi sorrisetti di compatimento, certe frasi ambigue sul dire e il fare. Oggi mi ha chiamato il segretario di sezione, mi ha detto: – Caro Giorgio, ho seguito la tua campagna elettorale, bei discorsi, fanno presa sulla gente ma io ho bisogno di chiarimenti, qui c’è gente che vuole delle rassicurazioni. – – Non capisco – ho risposto –Il mio programma è chiaro – – Fin troppo – ha esclamato – ma lasciatelo dire da chi ha più esperienza di te, qua non si tratta di costruire il mondo perfetto, qua dobbiamo navigare nella merda che c’è. Ci sono persone sono disposte a sostenere il partito e a farci vincere le elezioni ma vogliono garanzie. – – Quali garanzie? – ho chiesto. – Garanzie di poter continuare i loro traffici – ha risposto – tu lo sai, il quartiere è difficile, siamo in frontiera, c’ è gente che vive e lavora solo in certi settori che sono controllati da persone che non intendono certo perdere i loro guadagni, non ti sosterranno se non vieni a patti con loro, cosa intendi fare? – Ho pensato a mio padre, avrei voluto continuare ma non ho potuto. Ho ritirato la mia candidatura. Mi chiedo: “ Per chi voterò alle prossime elezioni?” |