domenica 2 marzo 2008
Non si fa
A casa mia gli adulti usavano tre pargolette magiche per insegnarci l’ educazione: “Non si fa”.
Ce le sentivamo ripetere spesso e per molte ragioni.
Avevamo un elenco pressoché infinito di cose proibite.
Mentire, non si fa
Mostrarsi vili davanti ad una prova, non si fa
Non compiere al meglio il proprio dovere, non si fa
Non svolgere fino in fondo i propri compiti, non si fa
Fumare di nascosto nel bagno della scuola, non si fa
Lasciare cibo nel piatto, non si fa
Arrivare in ritardo, non si fa.
E così via. E noi quasi sempre ci adeguavamo, qualche volta facevamo quello che “non si fa” ma avevamo la consapevolezza che saremmo stati scoperti e puniti, inevitabilmente.
Mi sono chiesta per lungo tempo come facessero gli adulti a beccarci, ora lo so: Noi ci sentivamo così in colpa che loro ce lo leggevano in faccia.
L’ aspetto più sorprendente della faccenda è che non abbiamo mai chiesto: “Perché?”
Non si doveva fare. Punto. Basta.
Io, diventata grande, me lo sono chiesto e la risposta credo di averla trovata: se uno fa quello che non si deve fare, deroga dalla sua dignità di uomo e quindi danneggia gli altri ma soprattutto se stesso perché, guardandosi allo specchio, vede quello che vedevano a suo tempo i nostri genitori: una persona che ha perso di vista il suo significato.
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