
Stasera ho messo nel lettore CD un disco di musica barocca.
Sto ascoltando dei pezzi bellissimi, alcuni dolcissimi, altri allegri e ripenso a quello che è accaduto stamattina, a scuola.
Nella mia classe stanno succedendo delle bruttissime cose: alunni che si offendono tra loro, con parole orribili e stupide, ragazzi e ragazze che emarginano i loro compagni, atteggiamenti di malintesa superiorità, non si sa bene su cosa fondata, il tutto dietro un’ apparente, ipocrita e formale correttezza.
E’ il fallimento, totale e inconfutabile, del mio lavoro, che non consiste solo nell’ insegnare la grammatica ma anche e soprattutto nell’ educare i ragazzi a convivere e a rispettarsi.
Io, per prima, rispetto gli altri, sono un’ ottimista, forse un po’ scema, credo che in ogni altro ci sia del buono, penso che ognuno di noi possa dare qualcosa nella sua vita, magari non tutti diventano Manzoni o Mozart o Totti ma tutti possono concorrere a migliorare la vita e il mondo.
Ho sempre creduto che il rispetto per gli altri si insegni rispettando gli altri.
Ma, adesso, come posso continuare a rispettare dei ragazzi che discriminano i loro simili?
Non posso farlo, non sono in grado.
E non so neppure che fare.
Dovrei trovare nuove strategie educative ma quali? Al momento non lo so. Forse dovrei essere più severa, più dura ma servirebbe? O, forse, dovrei cambiare mestiere ma cosa potrei fare?
La musica continua e io sono sempre più confusa, come diceva don Camillo: “ho la testa piena di vento”, un vento che mi gela il cuore e la mente, un vento freddo e cattivo che non so come combattere.
Questa sera, in questa mia tristezza, le note si insinuano a cullarmi ma non riescono a consolarmi