Dopo l’Amleto di Shakespeare ci voleva qualcosa di più leggero, così domenica io e la FG siamo andate a gustarci una deliziosa commedia di Goldoni al teatro Argentina, La famiglia dell’antiquario.
La storia non ve la racconto ma vi consiglio vivamente di andare a vedere lo spettacolo che non solo è bello del suo ma è anche ben recitato, con buon gusto e leggerezza tipicamente goldoniani.
Io adoro le opere del Carlin Goldoni da sempre, ne ho anche recitate alcune e di altre ho curato la regia per delle messe in scena scolastiche, una la mettemmo in scena io e mia sorella Cat con le marionette, eravamo al liceo e facemmo uno spettacolo per i nostri compagni di scuola, scegliemmo “La vedova scaltra”, registrammo tutte le parti, cambiando voce per ogni personaggio, non fu semplicissimo visto che eravamo in due a dover recitare una quindicina di parti! Ci divertimmo tantissimo.
La messa in scena della Famiglia dell’antiquario non è del tutto filologica, nel senso che il testo è assolutamente rispettato ma il regista, ad ogni cambio di scena, fa entrare i personaggi con abiti sempre più moderni e ogni volta introduce una sedia di design più nuovo, dallo stile settecentesco a quello romantico, poi belle epoque, liberty, fino al moderno, un modo delicato e originale per attualizzare la vicenda che mi è piaciuto moltissimo e, stranamente, è piaciuto anche a quella severa conservatrice (almeno in materia teatrale) della FG.
Goldoni più lo vedo e più lo amo, ha il potere di riconciliarti con la vita, non mette mai in scena personaggi malvagi, i suoi “cattivi” in realtà sono solo stupidi e c’è sempre un personaggio intelligente e saggio che sistema le cose.
Lo so che nella realtà non è così, lo so che nel mondo reale sono gli stupidi a vincere ma ogni tanto è piacevole dimenticarsene e passare una domenica pomeriggio utopicamente serena.
Tanto, poi, il giorno dopo è lunedì e la realtà uno non se la può proprio risparmiare, magari, però, dopo aver giocato con i personaggi del sior Carlin, la affronta con maggior distacco!
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