Il naso di Cyrano: Sillabari

mercoledì 22 aprile 2009

Sillabari


Quando uno va a vedere uno spettacolo di e con Paolo Poli si aspetta di assistere a qualcosa che assomiglia da vicino ai fuochi d’artificio. In effetti, nonostante l’attore abbia ottant’anni, non ci ha deluso: ha tenuto la scena per due ore raccontandoci tante storie, un po’ tristi e un po’ ironiche, scritte da Goffredo Parise e rielaborate da lui. E’ incredibile come Poli riesca ad essere poliedrico, attraverso frenetici cambi di costume, ha interpretato tanti personaggi diversi, di ognuno ha messo in risalto carattere e personalità, cambiando intonazione della voce, gestualità e movenze. Ogni quadro è stato una sorpresa, con continui riferimenti ad un passato prossimo che è anche il mio e di Cat (che era a teatro con noi) così entrambe abbiamo seguito la scia dei ricordi della nostra infanzia e della nostra giovinezza.
La FG e un suo amico che era con noi, naturalmente, hanno assistito allo spettacolo con spirito diverso, i riferimenti al passato per loro erano storia e non hanno potuto recepirli nella loro interezza. Sono comunque rimasti affascinati da un artista eccezionale e multiforme che ci ha regalato emozioni forti e delicate, spunti di riflessione su una realtà ormai definitivamente chiusa, un po’ di nostalgia e infinita tenerezza.
Anche i giovani attori che affiancavano Poli sono stati assai bravi e le scene di Emanuele Luzzati erano un piacere per gli occhi. Uno spettacolo da dieci e lode. Come da dieci e lode è stata la conferenza che Poli ha tenuto ieri pomeriggio al teatro Eliseo. In realtà non è stata una conferenza ma un altro splendido spettacolo. Per un’ora e mezzo l’attore ha parlato a ruota libera, eludendo abilmente le domande del moderatore e del pubblico, straripando in un incontenibile monologo brillante e coltissimo. Ha vagato tra i classici della letteratura italiana, francese e inglese, ha compiuto irresistibili incursioni nel costume di ieri e di oggi, ci ha regalato sprazzi della sua vita e del suo passato, usando un linguaggio talvolta elegantissimo talvolta da taverna ma, anche quando usa termini più idonei ad un angiporto che ad un teatro, lo fa con una tale grazia e con quel suo irresistibile accento toscano che lo spettatore ne resta incantato, proprio com’è successo a me e alla FG che è diventata una sua fan sfegatata.

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