Quando la figlia informatica ( da ora in poi FI ) aveva un anno e mezzo andammo in vacanza al mare.
Primo giorno in spiaggia. Si mostrò moderatamente interessata alla sabbia, volle sedersi sull’ asciugamano, tirò fuori dalla borsa secchiello, palette e formine e, diligentemente, si applicò a pasticciare, più per dare soddisfazione a quegli scemi dei genitori ( noi ) che per effettivo interesse.
Poi venne il momento fatidico. Il padre la prese per mano, dopo che l’ avevamo equipaggiata di regolamentari braccioli, per portarla in acqua. Fecero tre passi dall’ ombrellone in direzione della riva, poi lei inchiodò a tavoletta e disse: “ NO!”. Lei disse solo no ma noi capimmo tutto e cioè: “Voi siete pazzi! Io non ci vado in acqua. Già mi basta e avanza quando mi fate il bagno e mi lavate i capelli con lo shampoo. Non ho nessuna intenzione di infilarmi in quella specie di immensa vasca da bagno, quindi riportatemi indietro e rassegnatevi.”
La FI è sempre stata una donna determinata e noi capimmo che ogni sforzo sarebbe stato inutile. Quindi il padre ( che da giovane aveva praticato la pesca subaquea ), delusissimo, si girò per riportarla sotto l’ ombrellone. Fu allora che la FI ”LA” vide.
L’ altalena.
E qui le scattò il richiamo della foresta, o qualcosa di simile. Sarà stata una faccenda genetica ( io adoro ancora oggi l’ altalena), si diresse a velocità stratosferica verso il fatale marchingegno, seguita a ruota dal padre in ansia e disse: “SU!”.
Fu collocata sul sedile e opportunamente dondolata. Quello la gratificò parecchio.
L’ estate passò così: Io stesa al sole per tentare di curare la sinusite che fedelmente mi accompagna dai tempi del Liceo, lei sull’ altalena e il padre sotto il sole cocente a spingerla dalle nove del mattino fino all’ ora di pranzo.Il che, direbbe Guareschi, è bello e istruttivo.
Primo giorno in spiaggia. Si mostrò moderatamente interessata alla sabbia, volle sedersi sull’ asciugamano, tirò fuori dalla borsa secchiello, palette e formine e, diligentemente, si applicò a pasticciare, più per dare soddisfazione a quegli scemi dei genitori ( noi ) che per effettivo interesse.
Poi venne il momento fatidico. Il padre la prese per mano, dopo che l’ avevamo equipaggiata di regolamentari braccioli, per portarla in acqua. Fecero tre passi dall’ ombrellone in direzione della riva, poi lei inchiodò a tavoletta e disse: “ NO!”. Lei disse solo no ma noi capimmo tutto e cioè: “Voi siete pazzi! Io non ci vado in acqua. Già mi basta e avanza quando mi fate il bagno e mi lavate i capelli con lo shampoo. Non ho nessuna intenzione di infilarmi in quella specie di immensa vasca da bagno, quindi riportatemi indietro e rassegnatevi.”
La FI è sempre stata una donna determinata e noi capimmo che ogni sforzo sarebbe stato inutile. Quindi il padre ( che da giovane aveva praticato la pesca subaquea ), delusissimo, si girò per riportarla sotto l’ ombrellone. Fu allora che la FI ”LA” vide.
L’ altalena.
E qui le scattò il richiamo della foresta, o qualcosa di simile. Sarà stata una faccenda genetica ( io adoro ancora oggi l’ altalena), si diresse a velocità stratosferica verso il fatale marchingegno, seguita a ruota dal padre in ansia e disse: “SU!”.
Fu collocata sul sedile e opportunamente dondolata. Quello la gratificò parecchio.
L’ estate passò così: Io stesa al sole per tentare di curare la sinusite che fedelmente mi accompagna dai tempi del Liceo, lei sull’ altalena e il padre sotto il sole cocente a spingerla dalle nove del mattino fino all’ ora di pranzo.Il che, direbbe Guareschi, è bello e istruttivo.
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