Il naso di Cyrano: 2010

domenica 26 dicembre 2010

Vacanze di Natale

Mica tanto vacanze!

E’ vero che non vado a scuola in questi giorni ma non posso dire di essermi riposata. Ho cucinato più di Remì, l’immortale sorcio di Ratatouille, cosa che mi crea sempre un’ansia maledetta. Perché io non so cucinare, normalmente mi escono fuori delle schifezze oscene, non è un caso che a casa mia mi chiamano Lucrezia Borgia.

Stavolta, invece, mi è venuto tutto bene, così, almeno, non ho dovuto subire le lagne delle figlie che hanno mangiato tutto di gusto.

Le figlie mi hanno fatto anche dei bei regali, quelli che mi sono piaciuti di più sono stati la collezione di bagni schiuma, gel, Sali, creme alla rosa della FG e le pantofolotte a forma di scarpe da tennis della FI, sono calde, comode e originalissime!

Oggi pomeriggio, da mia mamma, ci scambieremo i regali con mio fratello e con Cat e io mi riposerò, finalmente.

Poi, da lunedì, avrò il tempo di fare quello che più amo: potrò studiare! Ho un mucchio di libri sul Risorgimento da leggere, un testo su Shakespeare che mi ha passato la FG, un volume su Napoleone e poi devo prepararmi benissimo per la simulazione del colloquio orale che faremo a scuola con gli alunni, loro faranno i professori ed io l’allieva quindi devo ripassare a fondo gli argomenti,se vado male, che figura ci faccio?

Felice anno nuovo a tutti

domenica 19 dicembre 2010

Week end di sogno

E come poteva essere altrimenti?

Tra sabato e domenica io e l’indomabile FG, con l’aggiunta della FI, ci siamo godute due bellissimi spettacoli: “Sogno di una notte di mezza estate” e lo “Schiaccianoci”.

Altro che sogni, ci siamo immerse in mondi fantastici e musicalissimi. Non solo le note di Tchaicowsky ci hanno cullato ma anche il meraviglioso ritmo dei versi shakespeariani, recitati deliziosamente da una compagnia di giovani attori, decisamente bravi.

Io e la FG il Sogno lo sappiamo praticamente a memoria ed è un opera che adoriamo e perciò siamo particolarmente esigenti in merito alla recitazione. Venerdì sera siamo uscite dal teatro assolutamente entusiaste. C’era tutto Shakespeare sulla scena, vuota, priva di qualsiasi elemento scenico, tranne un tappeto di foglie e quattro cuscini. Gli attori, vestiti di coloratissimi costumi, la scena l’hanno evocata per noi. Bellissimo! Mi sono lasciata cullare dalle loro voci e,. come in un sogno, ho dimenticato tutte le fatiche di una settimana diabolica.

Ieri sera mi sono immersa in un’altra magia: lo “Schiaccianoci”. I ballerini del teatro dell’opera della Macedonia hanno danzato la bella e un po’ inquietante fiaba russa. La musica mi rilassa sempre ma quella del compositore russo ha qualcosa di strano, quasi pauroso, genera una tensione che però mi piace tanto.

Me la sono goduta, nonostante fossi circondata da un pubblico di ignoranti e maleducati, gente che parlava mentre c’era la musica! Ragazzini orridamente schiamazzanti e genitori più da stadio che da teatro! Ma Tchaicowsky è più forte persino della cafonaggine e la sua musica mi ha allontanato da quello squallore e mi ha portato in una dimensione ideale, inesistente nella realtà eppure realissima: ero nel mondo della fantasia, della bellezza, della grazia.

Siamo uscite dal teatro con l’anima piena di waltzer e il cuore pieno di gioia, così felici che quasi non sentivamo il freddo pungente della notte romana.

domenica 12 dicembre 2010

I ragazzini senesi

Eravamo in viaggio di nozze a Siena. Veramente il nostro viaggio stava per terminare, io e mio marito eravamo andati a salutare la bellissima piazza del Campo e stavamo per tornare in albergo a prendere le valige ma ci fermò il rullio cadenzato e tipico dei tamburi, ne seguimmo il suono, incuriositi. Non era semplice perché l’ipnotico ritmo non veniva da un’ unica direzione bensì da molte e diverse. Ci dicemmo che la cosa più saggia da farsi era tornare in piazza e avevamo ragione. In piazza, da direzioni diverse stavano arrivando dei terzetti di bambini e ragazzi. Ogni gruppo era formato da un tamburino e da due sbandieratori.

Erano bellissimi, tutti vestiti con i costumi delle contrade, alla medievale, e con certe faccine senesi che sembravano usciti da un dipinto di Simone Martini o dei Lorenzetti. Bellissimi con i loro capelli tagliati a caschetto e l’aria seria e concentrata di chi sta per affrontare una prova.

Ero incantata e, quando ci dissero che stava per essere disputata una gara di sbandieratori della categoria juniores, decidemmo di ritardare la partenze per vederla . Beh, a onor del vero fui io che decisi, mio marito avrebbe preferito viaggiare prima che facesse notte(guidava lui) ma mi accontentò, del resto lo spettacolo affascinava anche lui.

La gara cominciò, i piccoli sbandieratori ce la mettevano tutta ed era come fare un tuffo in pieno Medioevo, erano bravi ma ogni tanto sbagliavano, la bandiera cadeva a terra e questo comportava delle penalità.

A Siena la competizione ce l’hanno nel sangue da quando nascono e per i senesi conta solo vincere!

Così, quando quei bellissimi fanciulli dalle faccine angelicate sbagliavano e la bandiera cadeva a terra, tiravano, con i dolcissimi accenti della parlata senese, modernissime parolacce e sempiterne e terrificanti bestemmie a tutto il Pantheon cristiano.

Un contrasto da far rabbrividire, anche perché i genitori, che assistevano alla gara, non facevano una piega e anzi davano il loro personale contributo di colorite espressioni.

Guardai di sottecchi mio marito, sapevo che odiava quanto me le parolacce e la bestemmie, ero imbarazzata ma lui era apparentemente tranquillo e tifava per la sua contrada, quella della Lupa che alla fine risultò vincitrice.

Quando partimmo gli chiesi se non gli avessero dato fastidio le parole micidiali che erano uscite da quelle tenere boccucce. Mi rispose che a Siena anche i santi sono contradaioli e che quei ragazzini non intendevano offenderli ma soltanto manifestare il loro disappunto per quella che consideravano una disdicevole mancanza di protezione dei loro patroni.

domenica 5 dicembre 2010

Tutto il mondo è teatro.

C’era scritto così sul Globe, il mitico teatro di Shakespeare. In effetti, in questo periodo mi sembra di vivere dentro una commedia, neppure troppo interessante, roba trita e noiosa. Così, per evadere dal fastidio di un dramma tutto sommato squallido, me ne vado a teatro a gustarmi la realtà dell’invenzione, quella sì interessante, piacevole, divertente e sempre attuale.

Venerdì, con l’inevitabile FG, mia complice entusiasta, siamo andate a vedere La Bottega del caffè di Carlo Goldoni. Uno spettacolo godibilissimo, ben recitato da attori che hanno saputo rendere con grazia tipi immortali: il truffatore, il maldicente, l’opportunista ed altri. Goldoni ha questo immenso merito: che, anche quando mette in scena personaggi antipatici, lo fa con tale ironia da divertirci, sempre.

Oggi pomeriggio, dopo due giorni di indefesso lavoro al computer per completare un lavoro dei miei alunni, io e l’infaticabile FG (reduce anche lei dai lavori forzati al PC, causa esercitazione in inglese) siamo andate a vedere una messa in scena tratta da un film diretto da Branagh: Nel mezzo di un gelido Amleto. Ho riso talmente tanto che mi si è sciolto il mascara. Imperdibile, vi consiglio di andare a vederlo, è in scena al teatro San Paolo fino al 12 Dicembre.

Il regista ed autore, Riccardo Cavallo, ha reso perfettamente lo spirito della pièce: l’ironia di una scalcagnata compagnia di teatranti a budget 0 che decide di mettere in scena niente meno che l’Amleto. Se volete sapere come va a finire andate a teatro! Io e la FG ma anche il resto del pubblico abbiamo riso fino alle lacrime e non è un modo di dire.

Io e la FG abbiamo continuato a ridere anche dopo, quando, avendo io necessità di una fermata idraulica, sono andata nel bagno della metropolitana. Già per fare aprire la porta bisognava mettere del denaro, effettuata l’operazione, la pesante porta metallica scorrevole si è aperta. Ho lasciato la FG di guardia fuori perché avevo timore che quella trappola infernale non si riaprisse più, se non avessi avuto urgenza avrei rinunciato ma non potevo così sono entrata. La porta si è richiusa con uno scricchiolio sinistro.

A questo punto, con mia grande sorpresa, una gentile voce femminile registrata mi ha detto: “siete nel bagno della metropolitana”. Io già lo sapevo, come sapevo anche a cosa servissero pulsanti e altro presenti nell’ambiente. La gentile voce femminile mi ha raccontato per filo e per segno a cosa servivano le apparecchiature che avevo a disposizione. Ora, io mi chiedo: “ma che razza di gente utilizza i bagni della metropolitana?”. Quando uno va in una toilette, lo sa a cosa serve una toilette! Non c’è bisogno che qualcuno glielo spieghi. A chi è venuto in mente che fosse necessario dare spiegazioni? Che poi può anche essere pericoloso: immaginatevi uno debole di cuore che mentre è lì, impegnato in attività che richiedono il massimo riserbo, si sente apostrofare da una gentile voce femminile. Può anche avere un infarto. Mi chiedo anche: “Ma nei bagni maschili, il bel tomo che ha avuto l’intelligente pensata, ci avrà messo una voce femminile o una maschile?” Se qualcuno sa, vuol essere tanto gentile da comunicarmelo così da sollevarmi da questo amletico dubbio?!

domenica 28 novembre 2010

Mondo vecchio, sempre nuovo

Ho rubato il titolo del mio post al grande Riccardo Bacchelli ma non vi parlerò di questo scrittore che tanto amo.
Oggi voglio proporvi un brano di Cicerone che mi è capitato sottomano per caso. E’ un brano dal De Republica, a me è piaciuto tanto.
Non vi preoccupate troppo, ve ne pubblico soltanto un pezzetto, piccolo, piccolo:

Quodsi liber populus deliget quibus se committat, deligetque, si modo salvus esse vult, optimum quemque, certe in optimorum consiliis posita est civitatium salus… Verum hunc optimum statum pravis hominum opinionibus eversum esse dicunt, qui, ignoratione virtutis, quae cum in paucis est, tum a paucis indicatur et cernitur, opulentos homines et copiosos, … optimos putant. Hoc errore vulgi cum rem publicam opes paucorum, non virtutes tenere coeperunt, nomen illi principes optimatium mordicus tenent, re autem carent eo nomine. Nam divitiae, nomen, opes vacuae consilio et vivendi atque aliis imperandi modo dedecoris plenae sunt et insolentis superbiae, nec ulla deformior species est civitatis quam illa in qua opulentissimi optimi putantur. Virtute vero gubernante rem publicam, quid potest esse praeclarius? Cum is qui imperat aliis servit ipse nulli cupiditati, cum quas ad res cives instituit et vocat, eas omnes complexus est ipse, nec leges imponit populo quibus ipse non pareat, sed suam vitam ut legem praefert suis civibus. Cicerone

Tranquilli, adesso vi do la traduzione, caso mai il vostro latino fosse un po’ arrugginito.

Se un popolo libero sceglierà a chi affidarsi e , se vuole essere proprio tranquillo, sceglierà i migliori, di certo la sicurezza dello Stato è riposta nelle decisioni delle persone competenti …. D'altra parte, dicono che questa situazione ottimale sia stata sconvolta dalle erronee opinioni di quelle persone che, per ignoranza della virtù - che così come è reperibile in pochi individui, ugualmente da pochi è riconosciuta e capita - ritengono che i migliori siano i ricchi e benestanti …. A causa di questo errore della massa, dal momento in cui le ricchezze di pochi, e non le virtù, hanno cominciato a governare lo Stato, quei capi tengono con i denti il nome di ottimati ma non meritano quel titolo. Infatti, le ricchezze, la fama, il potere, privi di saggezza e di una regola di vita e di autorità sugli altri, sono pieni di disonore e di insolente arroganza e non vi è alcuna forma di società più vergognosa di quella in cui i più ricchi sono considerati i migliori. Invece, cosa può essere più illustre della virtù a guida di uno Stato?
Quando colui che comanda gli altri non è soggetto ad alcuna cupidigia, quando egli per primo si impegna in tutti quegli obbiettivi ai quali invita e chiama i suoi cittadini, e non impone al popolo leggi che personalmente non rispetta ma ai suoi concittadini offre come legge l'esempio della sua stessa onesta vita.

Che ne dite? Non è ancora straordinariamente attuale?

sabato 20 novembre 2010

Napoli o Parigi?

Napoli, ovviamente ma adesso vi racconto perché.

Ieri sera con l’inevitabile FG e la mia amica L. sono andata a teatro, a vedere”Le bugie dalle gambe lunghe” di Eduardo De Filippo.

In autobus abbiamo chiacchierato ed il discorso è finito, non so come, su Parigi. Naturalmente, tutte e tre ci siamo dedicate ad uno dei nostri passatempi preferiti: dir male dei parigini. Miei cari ed affezionati lettori, voi sapete bene quanto io reputi arroganti e pretenziosi gli abitanti della capitale francese, la FG e la mia amica L. la pensano esattamente come me, potete quindi immaginare il tono dei nostri discorsi.

Vicino a me era seduto un tale che leggeva imperterrito ma ogni tanto dava segno di essere infastidito dalle nostre chiacchiere; ho pensato che disturbassimo la sua lettura na, quando ha chiuso il libro, la mia amica si è resa conto che era un testo in francese. Piuttosto allarmata, L. ha chiesto al tizio se fosse parigino e quello ha risposto di sì e ha aggiunto, con tono piuttosto sostenuto, che capiva benissimo la lingua italiana. A questo punto ci siamo scusate ma io sono perfida e gli ho detto:” Chiedo scusa, sono convinta che ci siano anche dei parigini gentili e simpatici, anche se io non ne ho mai incontrati.”

Poi siamo scese dal bus perché eravamo arrivate e abbiamo convenuto che nella categoria “parigini odiosi” ci poteva stare benissimo anche il tipo dell’autobus.

Abbiamo cenato nel bistrot del Quirino e ci siamo godute una bellissima messinscena della commedia di Eduardo, autore che io adoro.

L’opera non è delle più famose ma è interessante per il tema che tratta: l’ipocrisia sociale ed era magistralmente interpretata da Luca De Filippo, il figlio di Eduardo e da tutti gli attori della compagnia. Una menzione speciale va ad Anna Fiorelli che nel ruolo della madre ci ha fatto ridere fino alle lacrime, con una vis comica degna di grandi applausi.

Anche la scenografia era affascinante: un interno con balcone, aperto su una fuga di palazzoni, la metafora era evidentissima: le bugie, costruite nell’ambito dei gruppi famigliari, diventano “verità” quando escono all’esterno ed entrano nel circolo sociale.

Uno spettacolo da vedere, per ridere ma anche per pensare e riflettere.

sabato 13 novembre 2010

Mio caro Sofocle

Mio caro Sofocle, il più amato dei drammaturghi greci, almeno da me, ieri sera sono andata a vedere la più bella delle tue tragedie: L’Edipo re, recitata da quel mostro di genialità che è Franco Branciaroli.

Mi aspettavo di vedere una messinscena di stampo classico, declamata con voce ed atteggiamenti impostati, alla Kean per intenderci. E invece…

Invece Branciaroli ha preso il testo dell’Edipo e ne ha dato un’interpretazione originalissima, a metà tra la lettura recitata e la messa in scena vera e propria.

Praticamente faceva tutto lui: Edipo, Tiresia e perfino Giocasta. Non ti spaventare, povero Sofocle mio, è venuta fuori una cosa da brividi, nel senso che alla fine i brividi ce li avevamo davvero, tanto l’attore è riuscito a trasmetterci la sofferenza, il dolore, l’impossibilità di opporsi ad un destino che l’uomo non può controllare e che lo colpisce ed annienta come il vento le foglie.

In una scena nuda, su un lettino vagamente da psicanalista, accanto ad un manichino, seduto su una sedia e voltato di spalle, Branciaroli ha, sommessamente raccontato la tragedia di Edipo, rivestendolo di una straordinaria umanità, il suo Edipo è diventato, ancora una volta, la metafora di tutti noi che, se anche non uccidiamo nostro padre, in balia del destino ci siamo, eccome e di drammi ce ne capitano parecchi!

L’ Edipo di Branciaroli è noi, un uomo come tanti altri, anche buono, se vogliamo, non declama, parla, cerca di comprendere gli altri, ama sua moglie, vorrebbe governare saggiamente. E invece il maledetto destino lo travolge e lui non può farci niente. Solo accecarsi per non vedere o, come Tiresia, per vedere meglio, forse.

Giocasta si uccide, Edipo no, vivendo accetta il suo fato, sconfitto, continua a lottare, quant’è bella questa storia, caro Sofocle, lo so che non l’hai inventata tu, che c’era già nei miti ma grazie a te per avercela raccontata così bene e grazie anche a Branciaroli che ieri me l’ha raccontata ancora una volta così magistralmente.

domenica 7 novembre 2010

Mostre, mostre, mostre

Nella settimana appena trascorsa, tra un compito in classe, un progetto e le solite incombenze domestiche, sono uscita spesso con Cat. Lunedì volevamo andare alla mostra su Van Gogh ma pioveva a dirotto e per di più al Vittoriano c’era una coda da delirio, così ce ne siamo tornate a casa, bagnate fradice. Ci siamo rifatte martedì: alla mostra c’era poca gente, ci siamo andate alle due del pomeriggio, quando la gente normale sta a pranzo. Io e Cat ci siamo godute in tutta tranquillità dipinti fantastici, a me Van Gogh piace da matti: colore, pennellata, soggetti, è tutto inquietantemente affascinante.
Poi, come spesso accade quando Cat è a Roma, siamo andate a fare shopping, a Cat servivano delle scarpe, non so perché ma a lei servono sempre delle scarpe. A me invece le scarpe non servivano, ne ho un armadio straripante. Cat ha trovato il modello che cercava e lo ha acquistato, anche io ho comprato un paio di scarpe, ovviamente blu, non mi servivano ma sono troppo carine e non ho saputo resistere. Cat ha comperato anche una borsetta deliziosa.
Venerdì, io e mia sorella siamo andate a visitare la mostra “Il teatro della moda”: un’esposizione di abiti di scena e da concerto, creati dai più grandi stilisti italiani. Ci siamo tuffate in un vortice di chiffon, crepe georgette, seta, raso, veli e tulle da favola. Colori, tagli, modelli e decori da impazzire, bellezza allo stato puro. Su tutti, le mie preferenze vanno agli abiti disegnati da Roberto Capucci per la mitica soprano Raina Kavaibanska.
Poi ancora shopping, la mia carta di credito gemeva ma ho fatto finta di non sentirla e mi sono comperata dei pantaloni, un paio di golf ed un soprabito, Cat si è scatenata su giacche e giacconi.
Stamattina, purtroppo, Cat è ripartita, io e la FG l’abbiamo accompagnata alla stazione. Poi, per consolarci, siamo andate al Chiostro del Bramante per vedere la mostra sui pittori veneti; anche qui dominava il colore, tutti i colori dai rosa ai verdi, dall’oro agli arancioni ma soprattutto gli azzurri ed i blu, quelli del cielo, quelli dei manti delle Madonne, quelli dei velluti e delle sete raffigurati nei dipinti. Insomma una gioia per gli occhi. La FG si è incantata davanti ad una veduta di Canaletto, io mi sono goduta dame e cavalieri del passato. Siamo uscite dalla mostra felici e rilassate, pronte per affrontare una nuova settimana di impegni e fatiche.

lunedì 1 novembre 2010

Nostalgia

Nostalgia dolcissima di un mondo piccolo, perduto ma, forse, non per sempre e non del tutto.

Ieri pomeriggio, al teatro Quirino, con Cat e le mie figlie, ho visto La vedova allegra, l’operetta di Lehar e mi sono tuffata in un passato prossimo e remoto che ho amato tanto.

Il passato remoto è la mia infanzia, scandita dal canto di mia madre che aveva una voce bellissima, cantava per noi ragazzini canzoni e romanze e noi ascoltavamo rapiti. L’amore per la musica mamma ce l’ha trasmesso così: cantando e raccontandoci le trame delle opere e delle operette. E io mi incantavo e sognavo di incontrare il mio conte Danilo, l’affascinante protagonista della vedova allegra.

Poi l’ho incontrato il mio conte Danilo, che non si chiamava così ma era ugualmente affascinante, me ne sono perdutamente innamorata e anche lui si è innamorato, ci siamo sposati ed abbiamo vissuto una meravigliosa storia d’amore .Io continuo ad amarlo, anche se ora lui non c’è più.

E questo è il mio passato prossimo:io, lui e le due figlie che vediamo in televisione la vedova allegra, un’edizione memorabile con Raina Kavaibanska e Mikael Melbye e le figlie, anche loro, si innamorano del conte Danilo e della musica, del waltzer, un ballo che” non è una danza ma un sentimento che si balla” come dice proprio Danilo.

Ieri sera, ognuna a modo suo, tutte noi abbiamo fatto una passeggiata nel nostro ieri e non solo noi. Il teatro era pieno di persone che hanno vissuto la nostra stessa esperienza, qualcuna canticchiava sottovoce le romanze (e, incredibilmente,questo non mi dava fastidio), una signora ha detto a Cat che anche la sua mamma le cantava le romanze dell’operetta. Eravamo tutti un po’ commossi ma piacevolmente, credo che il sentimento più diffuso tra il pubblico fosse una gradevole e nostalgica malinconia, temperata dal divertimento prodotto dalle parti comiche del barone Zeta e del consigliere Negus e dal godimento offerto dalla bellezza dei costumi e dei balletti: waltzer, certo ma anche l’immancabile can can del terzo atto e dal coro maschile sulle donne: “E’ scabroso le donne studiar” che è un po’ la sigla dell’opera.

mercoledì 27 ottobre 2010

Attenti ai truffatori

Oggi la mia mamma è stata truffata. Due incaricati di una notissima azienda che fornisce gas ed energia si sono presentati alla sua porta, sostenendo che dovevano effettuare un controllo sulle bollette del gas. Mamma li ha fatti entrare ed ha mostrato le bollette, quindi i due truffatori le hanno chiesto di firmare un foglio e a mia madre che ne chiedeva il motivo hanno risposto che era l’attestazione dell’avvenuto controllo. Mamma ha firmato e quelli se ne sono andati. Solo dopo, leggendo il foglio mamma si è resa conto che, in realtà, aveva firmato il contratto per la fornitura, da parte della stessa azienda, dell’energia elettrica.

Ovviamente, domani provvederemo a inviare la disdetta del contratto “estorto” con l’inganno, sarà “sufficiente” inviare per raccomandata la dichiarazione e copia del contratto. Ovviamente lo faremo io e la FG, poiché mia mamma è anziana e per lei è faticoso andare alle poste, fare la fila, compilare il modulo ecc. ecc.

Ho scritto questo post per avvertire i miei lettori, in questo periodo girano per le case diversi di questi personaggi e di aziende varie, sono venuti anche nel mio palazzo, chiedono di entrare “per effettuare un controllo sulle bollette”, io non li ho fatti entrare ma chissà quante persone ci sono cascate.

Sono dei miserabili che si fanno gioco della dignità degli altri per ricavare la loro miserabilissima commissione sulle stipule dei contratti. Sono schifata dal loro comportamento.

Perciò: FATE ATTENZIONE, non c’è nessun controllo da fare, le aziende possono verificare i pagamenti delle bollette tramite i loro sistemi informatici, se i truffatori suonano alla vostra porta, non li fate entrare e, magari, chiamate le forze dell’ordine.

sabato 23 ottobre 2010

Giorni felici

Ieri sera, accompagnata da una FG anche più stanca di me ( lei reduce da Università + piscina, io proveniente da un convegno sul curricolo verticale), sono andata al Valle a vedere Giorni felici di Becket, magistralmente interpretato da Adriana Asti.

L’anno scorso avevo visto la stessa opera interpretata da Anna Marchesini ( avevo commentato lo spettacolo nel post intitolato “Una grande attrice”) e ieri sera ero curiosa di “fare il confronto”, di vedere quale delle due attrici fosse più convincente.

In realtà il confronto non c’è stato perché l’interpretazione di Adriana Asti è stata diversa ma ugualmente affascinante di quella della Marchesini.

Robert Wilson, il regista, ha offerto una lettura essenziale, stringatissima, minimalista, direi, della solitudine umana, incarnata da Winnie, la protagonista, e la Asti ha interpretato da par sua: sola in scena per quasi due ore, sepolta nel buco, tra rocce vagamente laviche, parla, parla, parla. Soliloquia rivolgendosi a Willie, un marito pressoché invisibile, che risponde, talvolta, a grugniti e versi bestiali. Winnie incarna la nostra solitudine, l’impossibilità di comunicare, il che sembra assurdo in un’epoca come la nostra fornita di formidabili strumenti di comunicazione. Ma Winnie, cioè tutti noi, non può trasmettere agli altri che il nulla dell’esteriorità, non può comunicare i suoi sentimenti più veri, i suoi sogni, la sua vita interiore, ammesso che ne abbia una. Proprio come tutti noi.

Adriana Asti ha disegnato un personaggio statuario, scolpito quasi anch’esso nella roccia della quale è prigioniero, con la sua inconfondibile voce, a tratti metallica, con un sostrato di accento lombardo che rendeva più secca la sua dizione, ci ha portato nel deserto profondo della solitudine e dell’insignificanza della vita umana.

Ora, voi potreste chiedervi se io sia folle ad andare, dopo una settimana di fatiche, a vedere drammi di tale portata. La risposta è che sì, forse sono pazza ma a me lo spettacolo è piaciuto da morire, io mi ci riconosco in Winnie, anche io come lei non riesco a comunicare agli altri i miei pensieri più profondi. E mi sento sola quasi sempre. A meno che non ci siano nei dintorni alcune persone che riescono a capirmi: le mie amiche L. e M., mia sorella Cat e…la mitica FG, naturalmente!

domenica 17 ottobre 2010

Una settimana fantastica

Lettori cari, vi avverto: questo mio post sarà un po’ più lungo del solito ma ho tante cose da raccontare e tutte belle, quindi sarò meno sintetica del solito; vorrà dire che se vi annoierete a leggermi potrete sempre interrompere e fare cose più interessanti.

Martedì sera, io e la FG siamo andate alla prima dello spettacolo”Il caso Majorana show”. Avevo i biglietti omaggio e ci sono andata molto dubitosa, vuoi perché pioveva, vuoi perché il giorno dopo dovevo andare a scuola presto, vuoi perché la scomparsa di Ettore Majorana, il geniale fisico collaboratore di Enrico Fermi, non è proprio un argomento divertente.

Invece mi sono divertita da pazzi. Lo spettacolo era una feroce satira dei talk-show che fanno sistematicamente sciacallaggio mediatico su ogni morte, rapimento, sparizione, catastrofe naturale che accade nel mondo.

Il geniale testo di Massimo Pallottino (che tra l’altro interpreta magistralmente lo “storico”), diretto da Marco Simeoli, che ci diverte e ci fa riflettere ormai da vent’anni, prima come attore dello storico gruppo dei “Picari” e poi come regista, mette alla berlina presentatori cinici e asserviti al potere, cantanti e ballerine mononeuroniche, psicologi e tuttologi che straparlano in una lingua che ha solo qualche lontana parentela con l’italiano, valletti superraccomandati, insomma la solita fauna televisiva.

Dal 1938, anno della scomparsa di Majorana ad oggi, nulla sembra mutato, i soliti furbi si spartiscono soldi e potere, gli altri abbozzano, nonostante la Costituzione, nonostante la libertà, che forse è ancora solo un miraggio.

Si ride per tutto lo spettacolo, le battute sono fulminanti, intelligentissime, caustiche. Si ride ma, poi, si pensa e non sono pensieri divertenti, si pensa che tanta gente è morta per cambiare le cose e le cose sono cambiate ma in peggio. Un esempio: se i giovani di ieri, Fermi , Amaldi, Majorana, giocavano a palletta nei corridoi dell’Istituto di Fisica (come i giovani di tutti i tempi da che mondo è mondo) ma poi scoprivano i fondamenti della fisica atomica, i giovani d’oggi, per lo meno quelli raffigurati nella commedia, non scoprono nulla, neppure provano a pensare.

Gli interpreti hanno saputo dare vita a personaggi godibilissimi ma credibili, Cristian Ginepro è un anchor man arrogante con i deboli e servile con i potenti, pronto a servirsi di ogni piaggeria per raggiungere il traguardo dell’audience; Sebastiano Colla e Stefano Messina ci offrono un’irresistibile duo comico: un Fermi,che parla con inequivocabile accento romano e a tratti ci ricorda Alberto Sordi, geloso di Majorana e del suo genio e un Amaldi, timido, logorroico e preciso fino all’esasperazione, suo il tormentone ricorrente:” Alla fine del 1932, primi giorni del !933..” che scatena le risate degli spettatori, prima ancora di venir pronunciato.

Una menzione speciale merita il giovane Edoardo Baietti, convincente nel doppio ruolo dell’avanguardista Verderame, segretario del ministro fascista che si occupò del caso nel 1938, e del valletto Verderame, raccomandatissimo figlio dell’onorevole Verderame, imposto al presentatore che lo odia ma deve sopportarlo.

Venerdì sera, con entrambe le figlie e con la mia amica L., ho festeggiato il mio onomastico al teatro Argentina, ho visto un affascinante “Misantropo” di Moliére. Massimo Castri, Popolizio e gli altri interpreti ci hanno offerto uno spettacolo di grande rigore, nessuna concessione ai barocchismi seicenteschi, a cominciare da scena e costumi. In scena alcuni sgabelli bianchi di forma vagamente barocca, alle pareti specchi, tutto rigorosamente bianchi. Tutto era fascinosamente giocato sul bianco e nero di scena e costumi. Uniche note di colore: le parrucche, bionde e rosse, dei personaggi. Lui, Alceste, il misantropo la parrucca non la porta, forse perché lui è l’unico uomo libero, forse perché lui è l’unico che non concede nulla alla menzogna e alle false cortesie. La commedia è tutta in questo alternarsi di essere ed apparire, di verità crudeli e cortigianerie feroci e gli specchi ne sono metafora, riflettono realtà ed immagini riflesse. La verità, le menzogne si moltiplicano all’infinito, tanto da rendere difficile, ad un certo punto, comprendere cosa sia reale e cosa no.

Nel gioco di ruffiane cortesie e cortesi malignità, spicca lui, il misantropo, l’uomo che non viene a patti, l’uomo che vorrebbe lealtà nei rapporti umani, anche a costo di sembrare scortese, l’uomo che si innamora, disperatamente, della più incallita e maligna “preziosa” che non può, perché non sa, ricambiare lealmente un amore prezioso che lei non comprende.

Popolizio ha interpretato un Alceste dolorosamente lacerato, disadattato in una società, quella francese del Seicento, che egli non capisce o capisce anche troppo bene ma alla quale non può, poiché è onesto, adattarsi. Nessuna concessione al gigionismo che pure il ruolo offrirebbe, l’attore ha interpretato il personaggio attraverso una recitazione asciutta, chiara, diretta, minimalista ed essenziale come la scena.

Io, venerdì sera ero stanchissima ma lo spettacolo mi ha catturato e ho dimenticato tutta la fatica, mi sono tuffata nella storia e per due ore sono stata Alceste, ho sofferto con lui e, come lui, mi sono sentita migliore dei cortigiani e delle preziose del suo e del mio tempo.

Oggi, con l’immancabile FG, sono andata a vedere la mostra sui pittori del Risorgimento, alle scuderie del Quirinale. Non erano esposte molte opere ma c’erano dei dipinti interessanti, non tanto per la qualità quanto per il loro valore documentario. L’Unità di Italia è un tema fin troppo declamato, in passato e di nuovo oggi ma a me non interessa la retorica del Risorgimento e del Patriottismo; io, da studiosa della Storia, sono interessata ad indagare con attenzione critica su un movimento che conosco assai bene (faccio par
te di quella generazione che veniva cresciuta “a pane e Risorgimento”) ma che vale la pena di approfondire.

Al book shop ho comprato alcuni testi sull’argomento e la FG ha voluto una raccolta di canti popolari che oltre ai canti del Risorgimento contiene anche quelli della Resistenza e delle lotte operaie, adesso, mentre scrivo questo lunghissimo post, stiamo ascoltandolo e viaggiamo tra la marcia di Garibaldi e “padron dalle belle braghe bianche”.

sabato 9 ottobre 2010

Cena a sorpresa

Ieri sera a teatro io e la FG abbiamo assistito ad una deliziosa ed ironica commedia di Neil Simon.

In una scena assai elegante si ritrovano, invitati a cena, sei personaggi, tre uomini e tre donne, tre ex coppie che hanno divorziato.

L’incontro, a sorpresa, poiché nessuno sapeva chi sarebbero stati gli altri invitati, si risolve in uno strano gioco della verità, nel quale ciascuno rivela il suo carattere, le sue ansie e la sue manie.

Il dialogo serrato ed umoristico non nasconde e non vuole nascondere la malinconia che pervade i personaggi, consapevoli, tutti, che le loro storie d’amore, finite, hanno lasciato in ciascuno ricordi, rimpianti, rimorsi e una dolcezza un po’ amara ma tenace.

Gli attori hanno reso pienamente questi sentimenti, da un impianto, all’inizio, abbastanza macchietti stico, hanno tirato fuori l’umanità dolente dei loro personaggi, con eleganza molto inglese.

Quello che non hanno saputo, o voluto, fare è stato il sottolineare le battute ironicamente rarefatte, tipiche della drammaturgia di Simon, che usa un’ironia difficilmente percepibile dal pubblico italiano, infatti ieri sera il pubblico ha riso poco. E’, però, necessario sottolineare che ieri sera il pubblico era, per la maggior parte, composto da imbecilli maleducati: gente che chiacchierava durante lo spettacolo, telefonini accesi che squillavano allegramente, gente insomma , lontana anni luce dalla raffinatezza del teatro di Simon.

Per fortuna, io e la FG siamo dotate di notevole capacità di astrazione, ci siamo tuffate nella fabula, dimenticando gli idioti che sedevano intorno a noi e ci siamo gustate lo spettacolo, che vale la pena di andare a vedere.

domenica 3 ottobre 2010

Al Romics 2010


Oggi sono andata al Romics, l’ormai storica mostra del fumetto.

Tra i vari espositori c’era anche il banchetto di un amico della FI che realizza dei deliziosi oggetti in stoffa ed altri materiali.

Per fortuna che c’erano la FI e la FG con i loro amici! In mezzo ad una folla oceanica ho curiosato tra gli stand pieni di manga, fumetti e pupazzi. Ho anche comprato i pupazzi di Marge, Lisa e Meggy Simpson, tre tipe toste che tutte le sere mi divertono con le loro avventure.

La cosa più divertente, però, è stata osservare i cosplay, sarebbe a dire i travestimenti che molti visitatori, la maggior parte, indossavano. Molti si sono ispirati ai manga giapponesi, altri hanno lasciato volare la fantasia …c’era di tutto da Sailor Moon a Hallo Spank, dai personaggi di Star War a quelli del Signore degli anelli, fate e vampiri si sprecavano, Alice nel paese delle meraviglie era ben rappresentata, ho visto anche Indiana Jones ed un mitico Jack Sparrow che somigliava come un sosia a Johnny Depp.

Ma il cos play più originale, secondo me, era quello di un ragazzo che si è travestito da pagina di Facebook: su una specie di carrello ha incollato la gigantografia di una pagina del famoso social network e al posto della foto spuntava la sua faccia. Originalissimo!

Insomma mi sono divertita da matti, per un giorno ad uscire da una realtà reale piuttosto schifida per entrare in una realtà virtuale fatta di colori, espressioni, fantasia di plastica e cartone, riciclati dalla creatività di ragazzi e ragazze, in un palcoscenico grandissimo, dove ognuno recitava la sua parte e per un po’ poteva sentirsi protagonista. Pero, ad un certo punto mi sono sentita triste perché mi è venuto in mente che in questa orribile società, dove pochi corrotti e corruttori si spartiscono il potere, i giovani non hanno posto, non sono e non saranno mai protagonisti se non, per un giorno, in una realtà inventata da loro.

sabato 25 settembre 2010

30 senza lode

Ieri sera, con la FG, siamo state a teatro, abbiamo visto “30 senza lode”, una commedia moderna tutta da ridere. E infatti abbiamo riso dall’inizio alla fine, per due ore. Alla fine avevo le lacrime agli occhi dalle risate. Un testo graziosissimo, personaggi ben caratterizzati, dialoghi serratissimi, linguaggio contemporaneo, con tutti gli errori ed orrori del gergo giovanile e non, una storia di ordinaria follia moderna, comportamenti compulsivi e incomunicabilità, il tutto trattato con serena leggerezza, l’unico modo, forse, di sopravvivere in questa nostra attuale società malata.

Come tutti i venerdì sera, anche ieri ero stremata da una settimana di lavoro micidiale e dalle incombenze fastidiose e faticose della mia vita quotidiana ma ridere mi ha fatto bene, sono uscita dal teatro allegra e rilassata. Per questo vado a teatro, fa parte della mia personalissima terapia antistress, non importa che lo spettacolo sia comico, io mi rilasso anche con la tragedia greca o con Pirandello, se sono ben recitati. Peccato che i biglietti dei teatri siano piuttosto costosi ma credo sia meglio fare un po’ di economie per andare a teatro che essere sempre depressi o dover ricorrere a farmaci vari!

sabato 18 settembre 2010

Nuova stagione teatrale

La stagione è cominciata alla grande. Dopo una infernale settimana di lavoro, ieri sera mi sono rilassata e divertita con una commedia brillante alla Sala Umberto: “E pensare che eravamo comunisti”, una storia deliziosa: due coniugi, da sempre comunisti alle prese con la realtà attuale, con una figlia surrealmente fuori dalla realtà, che invece ha capito tutto, con un figlio che si butta in politica senza capire niente, con un cameriere extra comunitario ma non troppo e per di più filosofo e con una sorella-cognata calabrese corredata di caciocavalli e ‘nduia.

Due ore di risate, un po’ amare, un po’ nostalgiche, un po’ malinconiche ma sempre intelligenti ed acute.

Gli interpreti tutti bravissimi e senza microfoni! Io mi sono identificata parecchio in Giulia, madre che non sa cucinare, lei “scongela”, in conflitto con la cognata calabrese, bravissima in cucina. Per il resto Giulia è efficientissima, ordinatissima e distratta, mantiene intatti in sé gli ideali della sua giovinezza e soffre quando li vede traditi.

Uno spettacolo delizioso che è piaciuto anche alla FG, mia inseparabile complice nelle incursioni teatrali, che ha riso fino alle lacrime per tutto il tempo.

sabato 11 settembre 2010

Musica e poesia

In questi ultimi giorni la FG ha lavorato come una forsennata per aggiornare la lista dei brani che ascolto di solito quando sto al computer.

La FG ha fatto un lavoro magnifico, tenuto conto che a me non piace la musica che di solito appaga i comuni mortali. Io ascolto musica classica o lirica, generi non facili da reperire su Internet ma la FG esplora il vasto mondo del Web e scopre quello che io le ho richiesto. La FG spesso trova anche vecchie canzoni e brani poetici, rarissimi, difficili da reperire, anche perché spesso li voglio interpretati da ben precisi esecutori. E’ una sfida con se stessa, la FG non si arrende mai, una vera esploratrice di mondi antichi e rarefatti nella memoria lunarmente storica di sua madre.

Le sue due ultime, preziose scoperte sono due brani poetici di Ernesto Ragazzoni: I dolori del giovane Werther e L’Elegia del verme solitario, due testi assolutamente ed ironicamente deliziosi, nascosti nelle pieghe del Web ed entrambi recitati da quel mostro sacro che è Vittorio Gassman. Adesso posso ascoltarmeli quando voglio, grazie alla FG.

Grazie, figlia mia, che, invece di mandarmi a quel paese quando ti affliggo con le mie inenarrabili richieste, non ti meravigli né ti inquieti e parti, mouse in resta, alla caccia al tesoro di brani che, alla fine, piacciono parecchio anche a te.

lunedì 6 settembre 2010

Addio, Margherita.

Addio, Margherita L., grande, immensa professoressa di storia dell’Arte.

Grazie, Margherita, grazie per avermi insegnato a comprendere meglio quella bellezza, che già quando ti conobbi al liceo conoscevo, ineffabile, consolatrice dell’anima.

Margherita L. è stata la mia professoressa di storia dell’arte, se n’è andata, in silenzio, in un a giornata di fine agosto. Margherita era originaria della Sardegna ma viveva a Roma da una vita e amava questa assurda città, fatta di opere d’arte somme ed uniche al mondo, di sporcizia materiale e morale, caotica, disordinata, corrotta eppure bellissima.

Margherita amava questa città e ce la faceva amare, la domenica, per chi voleva, organizzava delle passeggiate romane, l’iniziativa si chiamava “Conosciamo Roma” e lei, instancabile spiegava, raccontava, faceva osservare e gustare, mai nozionistica, mai pedante, mai noiosa e noi scoprivamo il mondo di Bernini, Borromini, Michelangelo, il Barocco, l’arte classica e quella moderna.

Grazie Margherita, grazie. Tu non hai avuto figli ma tutti quelli di noi che hanno imparato da te il valore dell’arte, il gusto del bello, il piacere estetico di perdersi in un quadro o in una scultura sono, artisticamente parlando, tuoi figli. La tua eredità non è dispersa, sopravvive, cara Margherita, sopravvive in noi, sopravvive in me che, senza essere brava come te, cerco di trasmettere quello stesso piacere ai miei alunni e alle mie figlie e i miei allievi non lo sanno ma, quando li porto a spasso per Roma e mostro loro le opere d’arte, non è me che essi devono ringraziare ma te, vorrei essere brava come sei stata tu, vorrei che i miei ragazzi ricordassero me con la stessa commozione e lo stesso affetto che adesso provo io nei tuoi riguardi.

Grazie, Margherita, grazie.

domenica 29 agosto 2010

Settimana con Cat

Quest’ultima settimana di vacanza è stata proprio gradevole, Cat era a Roma e siamo uscite tutti i giorni. E’ stato tutto un susseguirsi di gelati (buonissimo quello al gelsomino), granite, cose belle da vedere e compere varie.

Abbiamo visitato la galleria Doria Pamphilij, interessante palazzo nobiliare con la sua quadreria fatta di molte copie e di qualche capolavoro, come il ritratto di Innocenzo X del Velasquez che non piacque al papa, forse perché troppo realistico e poco laudativo, in effetti l’artista ha colto e ritratto,più che la maestosità, la furbizia volpina del personaggio, per i ritratti celebrativi ci voleva Bernini, infatti i due busti marmorei del papa eseguiti da lui hanno proprio quell’intento e al pontefice piacquero.

Io e Cat siamo anche andate al cinema, abbiamo visto L’apprendista stregone, un filmetto per ragazzini ma c’era Nicolas Cage che è sempre un belvedere.

Peccato che Cat stamattina sia ripartita per il Piemonte ma abbiamo già grandi progetti per la prossima volta che verrà: teatro e mostre, tra l’altro, la prossima stagione si preannuncia interessante: intatto ci sarà una mostra su Van Gogh che entrambe amiamo, le offerte teatrali sono varie e stimolanti e presto andrò a procurarmi i biglietti.

Insomma ho trascorso delle bellissime vacanze, purtroppo stanno per finire ed io mi sento proprio come i miei alunni, un po’ depressa all’idea di tornare a scuola ma poi mi consolo perché penso che i ragazzini sono in genere simpatici e che insieme faremo molte cose interessanti e spero piacevoli e poi, vacanze o no, io il modo di divertirmi e di fare attività gradevoli lo trovo sempre!

domenica 22 agosto 2010

Ancora Inter


Ancora Inter e non solo.

Questa settimana di vacanze è stata piuttosto piena. Domenica scorsa io e la FG siamo andate a pranzo dai genitori dell’amato bene della FG, due simpatiche persone con le quali siamo state in ottima compagnia.

Giovedì, spettacolo al Globe: una messa in scena di Molto rumore per nulla, divertente e ben recitata, peccato che, come ormai sempre più spesso, gli attori erano tutti microfonati. Purtroppo è sempre più raro trovare interpreti che sappiano modulare la voce, restano solo i vecchi, con le loro voci meravigliose, penso ad Arnoldo Foà o a Gianrico Tedeschi, solo per fare due nomi.

Naturalmente, siamo andate in piscina, ormai non sento più la fatica, dopo un’estate di nuotate, in acqua sto proprio bene, anche se nuoto con la velocità di un bradipo.

In questi giorni sto leggendo dei libri bellissimi, ho appena terminato due opere di Maria Bellonci sui Gonzaga e ho iniziato “ I miei ricordi” di Massimo D’Azeglio. Quell’uomo doveva essere fantastico! Oltre che bello era anche intelligente, ironico, realista ed onesto, insomma uno da innamorarsene senza scampo. E, infatti, io ne sono innamorata, come scrittore s’intende. Peccato che il suo italiano sia difficilotto, un po’ perché è antico, un po’ perché nell’ Ottocento i torinesi pensavano in francese. Comunque vale la pena di faticarci un po’ su.

Ieri sera, supercoppa tra Roma ed Inter. L’Inter ha vinto pure questa ma non ha giocato proprio benissimo, la difesa era uscita a prendersi un caffè quando la Roma è andata in vantaggio. E’ anche vero che i tre goal dell’Inter sono stati segnati perché i difensori romanisti, portiere compreso, di caffè se ne sono presi tre!

Il miglior giocatore in campo, ieri, a me è sembrato il vecchi Totti, sempre grande. Diciamo che l’ Inter, in questo anno favoloso, ha anche un bel po’ di fortuna.

Insomma, una settimana ricca di cose belle e la prossima sarà anche meglio perché Cat è a Roma e faremo tante cose interessanti insieme.

sabato 14 agosto 2010

Cielo grigio, cielo blu

Oggi il cielo di Roma è grigio ma, poiché non vado in piscina mi va bene lo stesso.

Mercoledì, invece, il cielo era azzurro, di quell’azzurro Della Robbia che mi piace tanto. Ed è piaciuto tanto anche a Cat, di passaggio a Roma, diretta verso l’amena località di vacanza dove attualmente si trova nostra madre. Cat resterà con lei e torneranno insieme a Roma.

Mercoledì sera siamo andate a farci una passeggiata in centro, abbiamo cenato e poi ci siamo godute i fori romani in notturna.

C’era poca gente in giro: i romani sono in vacanza, forse, oppure non sono usciti, i dannati turisti , evidentemente, hanno scelto altre mete, con nostro giubilo. Sì, lo so che il turismo è una risorsa importante per il magro bilancio italiano ma a me stanno proprio antipatiche le carovane di ignoranti che guardano le vetrine ed ignorano Bernini & Co.

Insomma Roma ce la siamo proprio goduta bene, bellissima nonostante la sporcizia delle strade, peggiore del solito, nonostante l’incuria nella quale sono abbandonati beni artistici inestimabili, il fatto è che Roma sopravvive a tutto, ci sono passati barbari, lanzichenecchi, papi e cardinali, i piemontesi e Roma è ancora qui, bellissima ed eterna; il fiume scorre pigro e sembra deridere gli umani; le ville, i palazzi, persino i ruderi della civiltà latina resistono alla barbarie degli invasori moderni con atteggiamento gattesco: come i numerosi gatti romani, forse i veri padroni della città, sembrano dire:”Voi passate, noi restiamo”.

Ed io e Cat questa città continuiamo ad amarla sempre di più e ce la siamo goduta come non mai sotto il suo cielo azzurro.

domenica 1 agosto 2010

Caro D’Azeglio

Ho appena finito di leggere un interessante volume di Banti sul Risorgimento italiano, un’acuta ed attenta analisi degli evento e delle cause che portarono all’unificazione della penisola.

Nelle ultime pagine dell’opera l’autore riporta un brano di Massimo D’Azeglio, personaggio affascinante perché intelligentissimo, che mi sembra attualissimo. Ve lo regalo e vi invito a meditarci un po’ su.

Io, da parte mia, leggendolo, ho ancora una volta, ringraziato la mia mamma che ha trasmesso a me ed ai miei fratelli quei valori che ci hanno permesso di costruirci “quella preziosa dote che si chiama carattere”

“I più pericolosi nemici d’Italia … sono gli italiani.

….

Per la ragione che gli italiani hanno voluto far l’Italia nuova e loro rimanere gl’italiani vecchi di prima, colle dappocaggini e la miserie morali che furono ab antiquo il loro retaggio; perché pensano a riformare l’Italia e nessuno s’accorge che per riuscirci bisogna, prima, che si riformino loro, perché l’Italia, come tutti i popoli, non potrà divenir nazione, non potrà essere ordinata, ben amministrata, forte, … libera e di propria ragione, finché … ognuno nella sua sfera non faccia il suo dovere e non lo faccia bene od almeno il meglio che può. Ma a fare il proprio dovere, il più delle volte fastidioso, volgare, ignorato, ci vuol forza di volontà e persuasione che il dovere si deve adempiere non perché diverte o frutta ma perché è dovere e questa forza di volontà, questa persuasione, è quella preziosa dote che … si chiama carattere … onde, per dirla in una parola sola, il primo bisogno dell’Italia è che si formino italiani dotati d’alti e forti caratteri. E purtroppo si va ogni giorno più verso il polo opposto. Purtroppo s’è fatta l’Italia ma non si fanno gl’italiani.”

domenica 25 luglio 2010

I calzoncini blu

Eravamo a Firenze e faceva molto caldo ma, quando ci sono da vedere cose belle, le condizioni metereologi che non ci hanno mai fermato. Anche quella volta visitammo siti artistici stupefacenti per la loro bellezza mozzafiato.

Tornammo in albergo stanchissimi e sudati ed io invitai la figlie a spogliarsi per fare la doccia.

La FG (aveva 7 anni) indossava un paio di pantaloni blu, molto carini, nuovissimi. Se li tolse e la sentimmo lanciare un grido nel quale c’era di tutto: orrore, paura, disperazione.

La FG urlò:”Mamma ho le gambe blu, e anche la pancia!!!”

Io e il padre la guardammo, effettivamente dalla vita in giù la FG era blu, i nuovi calzoncini, con il sudore avevano stinto.

La FI guardava la sorella inorridita, la FG taceva spaventatissima, io ed il padre … scoppiammo a ridere senza poterci trattenere perché ad entrambi tornò alla mente il delizioso racconto di Guareschi che si intitola “I calzoncini di Albertino” che vi consiglio vivamente di leggere se già non lo conoscete.

Noi due ridevamo, la FI non riusciva a capire perché e la FG si offese a morte, ci guardò con profondo disgusto e disse:” Io ho le gambe blu e voi ridete?” In quella esclamazione era evidente un accorato rimprovero a due genitori incoscienti ma noi non riuscivamo a trattenerci. Sempre ridendo, presi una spugna, la inumidii e la passai sulle gambette della FG che continuava a guardarci con occhi furenti, la tintura blu veniva via facilmente e in pochi minuti la figlia tornò rosea come al solito.

Naturalmente, quando riuscimmo a tornar seri, raccontammo alle figlie la storia di Guareschi che entrambe trovarono divertente ma la FG non si accontentò, per farci perdonare, la sera al ristorante le offrimmo doppia porzione di ribollita e, finalmente, lei tornò a sorridere.

Il che, direbbe il buon Guareschi, è bello e istruttivo.

domenica 18 luglio 2010

Shakespeare, Caravaggio e altro.

Le mie vacanze procedono e, nonostante il caldo feroce, mi diverto: abbiamo ripreso ad andare in piscina e io nuoto parecchio, veramente non è che nuoti proprio, più che altro galleggio muovendomi a velocità tartarughesca ma con i miei acciacchi non posso fare di più.

Giovedì sera sono andata a teatro, ho visto “I due gentiluomini di Verona”, una delle opere meno riuscite di Shakespeare ma la regia era buona e gli attori brillanti, nel complesso lo spettacolo è stato piacevole e divertente e il dopo spettacolo, a base di granita, gradevolissimo.

Ieri sera c’era la notte dedicata a Caravaggio, ho detto alla FG:” Andiamo a rivederci le pitture a S.Agostino e a S.Maria del Popolo”. Siamo andate ma la delusione è stata massima: la faccenda, presentata come “evento” dai media, era una vera schifezza: disorganizzazione massima, confusione, ressa senza alcun controllo, guide incapaci e pressappochiste, una vera vergogna! Non si può trattare così un genio come Caravaggio! A S.Agostino c’era poca gente e abbiamo potuto gustarci la bellissima “Madonna dei pellegrini” ma a S.Maria del Popolo la confusione era tale che abbiamo preferito andarcene via. Forse gli organizzatori farebbero meglio a cambiare mestiere, potrebbero ad esempio vendere le noccioline allo stadio, magari quello saprebbero farlo.

Oggi,con la FG, mio fratello e sua moglie, siamo andati a trovare mia mamma che villeggia in un grazioso albergo in collina. Ci siamo fermati a pranzo e per la merenda a base di gelato. Faceva meno caldo che a Roma e l’ aria era più pulita, sono stata bene e mamma è stata felice di vederci.

Durante queste vacanze sto anche leggendo molto, in particolare due testi che ho comprato a Torino sul Risorgimento, l’argomento mi ha sempre interessato e poi mi saranno utili: il prossimo anno c’è la ricorrenza dell’unità di questa povera Italia e dovrò parlarne ai miei alunni, una rinfrescatina alle mie conoscenza sul tema non può che far bene.

lunedì 12 luglio 2010

Mondiali 11

E va bene, ha vinto la Spagna e mi dispiace per M, il mio ex alunno ma il calcio è così. Del resto l’olandese Robben ha buttato via due occasioni d’oro per battere Casillas e non vale molto recriminare che gli spagnoli hanno giocato con 12 giocatori, l’arbitro inglese, infatti, avrebbe potuto benissimo vestire la casacca delle furie rosse, visto come ha diretto l’incontro, è anche vero che gli Orange hanno menato, come diciamo noi a Roma, per tutta la partita ma lui vedequasi soltanto i falli degli olandesi, in compenso non ha visto una deviazione spagnola che valeva un calcio d’angolo.

La partita nel complesso è stata noiosa con gli olandesi che placcavano e gli spagnoli che giochicchiavano, molto più bella la “finalina” e sono contenta che il titolo di migliori giocatori sia andato al tedesco Mueller e all’uruguaiano Forlan, loro sì che hanno dato spettacolo in un mondiale dove di spettacolo ce n’è stato proprio pochino!